Concetta Colucci
Ha fatto scalpore la notizia apparsa qualche giorno fa sui quotidiani nazionali che, nell’ambito del concorso per insegnanti di scuola dell’infanzia, primaria e secondaria, a superare la prova scritta sia stato poco più di un terzo dei candidati. Il Concorsone che avrebbe dovuto sistemare la situazione del precariato fra gli insegnanti italiani, si è concluso con un esito a dir poco sorprendente. I bocciati in Puglia, ad esempio, sono stati più dei promossi e molte cattedre sono rimaste non assegnate. La Buona Scuola non ha fatto sconti e si è abbattuta pesantemente su centinaia di candidati.
A guardar bene i dati si osserva che l’esclusione è dovuta prevalentemente alla mancata padronanza delle lingue straniere e alla scarse competenze informatiche nell’utilizzo del PC. Quale potrebbe essere l’interpretazione di questo dato? I ragazzi pugliesi non parlano una lingua straniera e non sanno mandare una mail? Sono fermi alla formazione nelle scuole e nelle università della propria zona senza l’esigenza di fare un salto culturale ed esplorativo?
Certamente questa può essere una parte della interpretazione del dato. Ma se uniamo questi dati ad altre informazioni, le risposte saranno ben diverse: i ragazzi sono in giro, diceva una canzone, quelli che parlano un’altra lingua, la stanno già parlando, all’estero, quelli che sanno usare un PC, lo stanno già facendo e non aspettano un concorso per poterlo dimostrare. Lo prova il numero in aumento di start-up in Puglia, la quantità crescente di aziende legate al turismo e alla comunicazione dei prodotti del territorio, ma anche il numero di pugliesi che trasferendosi altrove hanno trovato espressione e affermazione nel proprio campo di studi. I dati per difetto tracciano una popolazione di circa 4 milioni di pugliesi nel mondo, tanti quanti sono gli abitanti della stessa Puglia che partono all’estero prediligendo, fra i Paesi della Comunità Europea, la Germania e la Francia e fuori dall’Europa, Stati Uniti e Canada in primis e poi Cina ed Emirati Arabi.
La fascia di età degli expat fa ancora più scalpore delle notizie sul concorso, si tratta infatti di quarantenni che hanno istruzione, competenza ed esperienza. 115.000 persone fra i quaranta e cinquanta anni, che negli ultimi otto anni hanno lasciato l’Italia. Non si fugge da disperazione e povertà, ma si sceglie di andare via da un Paese dove lo studio e la competenza non riescono a dare i frutti sperati. Laureati in ingegneria, economia, medicina formati in Italia in scuole e aziende meridionali che decidono di dare seguito ad offerte di esperienze all’estero. Avere competenze pratiche ed operative non esclude capacità di analisi, anzi i due ambiti si uniscono, ad esempio, nella manifattura digitale dove tecnologia, studio del design e offerta di servizi sempre più legati ad esigenze specifiche e di nicchia fanno la differenza ed il valore dei prodotti.
Coloro che hanno acquisito strumenti e competenze li stanno già utilizzando per creare la loro fortuna in altri contesti economici. Dovremmo iniziare ad interrogarci su quali siano le reali richieste che i giovani fanno al mercato del lavoro. Se il governo dichiara apertamente che le Regioni meridionali crescono più del Nord, vuol dire che il Meridione è un’economia in movimento, alla ricerca di una collocazione nuova e più aderente alle nuove condizioni socio economiche. Ad avvalorare questa tesi è il fiorire continuo di imprese e startup nel Sud che portano linfa vitale a tutto il tessuto socio economico. Se è vero che il Sud batte il nord nelle esportazioni, che arrivano apprezzamenti da ogni parte del mondo alle idee e alla creatività delle Regioni del Sud Italia, vuol dire che questi movimenti si osservano, si sentono, si percepiscono. Diminuiscono le chiusure, crescono le imprese e se ne aprono di nuove. Forse allora ai ragazzi non interessa più il posto fisso, non intendono cercare lo stipendio a fine mese, ottenuto dopo anni di precariato e supplenze in lontanissime zone di confine da dove tutti vanno via. I ragazzi al sud, non aspettano l’intervento paterno dello Stato, sono proiettati su mercati più ampi, più dinamici, sono in grado di comunicare con tutto il mondo e con tutte le economie.