Il Mezzogiorno è una potenziale piattaforma portuale al servizio dell’industria del territorio meridionale. Non solo. I suoi porti facilitatori della proiezione internazionale del Paese. Ma occorre investire sulla intermodalità e su una logistica portuale integrata ai processi industriali. E’ quanto emerge dal 4° Rapporto sull’Economia marittima di Srm (Studi e Ricerche per il Mezzogiorno) presentato il 21 giugno nella Sala delle Assemblee del Banco di Napoli.
Il Sud può essere il volano di sviluppo dell’economia del Paese grazie alla posizione prossima a Suez e ad un sistema di porti che hanno una importante dotazione di servizi logistici e di imprese armatoriali di livello. Questo l’assunto principale che emerge dallo studio, che contiene una messe di dati proposti sinteticamente qui di seguito:
- Le imprese del Mezzogiorno realizzano il 61% del loro import/export via mare per un totale di 45 miliardi di euro.
- Tutti i dati di traffico mostrano una presenza di rilievo del Sud Italia nel nostro commercio marittimo con percentuali che si attestano sempre sul 45/50%, con una dotazione di scali hub, con porti multipurpose e importanti realtà che operano nel settore passeggeri e crociere.
- Nei porti del Mezzogiorno fanno scalo tutte e tre le principali Grandi Alleanze Navali del settore container (2M, Ocean Alliance, THEAlliance).
- I porti del Sud-Italia possono svolgere un ruolo significativo per la proiezione internazionale delle filiere meridionali, in particolare quelle legate alle cosiddette «4 A» (Agroalimentare, Abbigliamento, Aerospazio e Automotive) edil Bio-farmaceutico. Tali filiere esportano 20 miliardi di euro di prodotti in tutto il mondo.
- Il peso dell’export del Mezzogiorno di queste filiere sull’Italia è del 14,2%, un valore elevato rispetto alla media del peso totale sull’export manifatturiero non-oil nazionale(8,5%).
- Il peso dell’export di tali settori sull’economia manifatturiera meridionale è circa il 61% contro il 36,2% del dato nazionale. Queste industrie utilizzano per lo più il container e altri mezzi navali – Rinfusiere e Ro-Ro – per trasportare le loro merci nei mercati del Mediterraneo dell’Estremo oriente e degli Stati Uniti.
- Il RO-RO nei porti del Sud-Italia è aumentato nell’ultimoquinquenniodel13,3%.
- I porti del Mezzogiorno forniscono un valore aggiunto all’economia del Sud pari a 2,5 miliardi di euro; inoltre, generano un impatto positivo anche sul resto del Paese pari a 5,4 miliardi di euro.
In conclusione la cosiddetta nuova Via della Seta e, più in generale, gli investimenti della Cina nel Mediterraneo, si presentano come una grande opportunità per tutto il sistema dei porti italiani ,anche grazie alla recente riforma Delrio che ha fornito gli strumenti per operare con maggiore efficienza e snellire alcune procedure. Se i porti del nord Italia sono i “gate” di accesso ai mercati del Centro Europa, quelli meridionali, con la loro configurazione variegata che abbraccia tutto l’arco marittimo, adriatico-ionico-tirrenico, sono la naturale porta di accesso che può servire il sistema industriale italiano.
Napoli, ad esempio, può svolgere il ruolo di piattaforma per le imprese del territorio ma vanno realizzati investimenti e poste in essere strategie rivolte a migliorare le connessioni con le altre infrastrutture (interporti, strade, ferrovie) e a sviluppare la logistica integrata. Il limite all’accoglienza delle Megaship che pure esiste può essere invece un’opportunità per diventare efficiente canale di sbarco di un sistema feeder (le navi container più piccole) che subito smisti le merci verso tutte le zone del Paese.
La partita si gioca sulla parte terrestre- logistica e intermodale, e cioè sui servizi su terra più che marittimi. E’ nelle connessioni stradali e nei collegamenti ferroviari che il Paese deve fare uno sforzo per migliorare il suo profilo competitivo. La dotazione infrastrutturale è la chiave di volta se si considera che una sola mega-ship, che sbarca 10.000 TEU, può attivare una parte terrestre pari a 19 treni e 1.560 Tir, oltre che ulteriori 10 feeder e 32 Barge via mare. E ciò è senza considerare il valore della logistica industriale.
“Ma per fare ciò – dicono i ricercatori di Srm – occorre investire in un sistema che garantisca questi collegamenti verso l’interno. Basti pensare che i noli marittimi trai principali porti europei ed i maggiori porti di destinazione nel mondo sono diventati molto simili”. Spedire un container via mare da Napoli/Genova/Rotterdam/Amburgo per Shanghai o New York ha praticamente lo stesso costo, pari rispettivamente a circa 600 e 1.600euro. “La differenza di costo – conclude ilRapporto – è legata alla distanza terrestre tra l’azienda che esporta ed il porto di imbarco. Le navi stanno scalando sempre di più aree ad alta concentrazione di distretti produttivi e di mercati di consumo e questo rende ancor più importante migliorare il sistema delle connessioni interne strada-ferro-mare”.