Stavolta il Grande Satana è un tubo di pochi chilometri che deve attraversare sottoterra il Salento per canalizzare il gas e completare un’opera fondamentale che porta energia e ricchezza. Stavolta bisogna salvare dall’espianto duecento ulivi che verranno reimpiantati al termine dei lavori, ma se ne possono impiantare tantissimi ancora in Puglia. È il no per principio, è il no in assoluto. Stavolta è un gasdotto, ma poteva essere un inceneritore, una discarica ecologicamente pulita, come quelle che in tutta Europa smaltiscono i rifiuti senza che l’aria limpida ne venga compromessa, o un treno, o una centrale idroelettrica, o una strada, o un ponte. Stavolta è No Tap, ieri era No Tav, con i manifestanti che vogliono impedire i lavori, con una sentenza del Consiglio di Stato che non deve essere applicata con sit-in e barricate.
Ministro Galletti, si aspettava proteste di questa portata? «A dire il vero non così eccessive. Credo sia sempre giusto accettare le manifestazioni di dissenso, ma se rimangono in un ambito pacifico. Non mi pare, purtroppo, sia questo il caso». Perché il progetto Tap è davvero strategico? «Si tratta di un’opera importante per un duplice motivo. Da un lato concorre a spingere il Paese nella direzione di un mix energetico più equilibrato, dall’altro il gasdotto è un’infrastruttura che rende l’Italia meno dipendente, per esempio, dal carbone. Vuol dire che il maggiore utilizzo di 1,5 gas contribuirà a rispettare gli impegni assunti con gli accordi di Parigi sul clima». Quanto è più facile cavalcare il malcontento e non autorizzare alcunché? «Purtroppo è molto più agevole e l’ho imparato bene sulla mia pelle. Il punto è che se continuiamo a cavalcare le pulsioni più basiche, assecondando le piazze e i personalismi, ci ridurremo a perdere continuamente delle occasioni di crescita e di sviluppo. Ritengo di appartenere a una vecchia scuola di pensiero, secondo la quale un governatore regionale dovrebbe stare in ogni caso dalla parte dello Stato, pur facendosi carico delle rimostranze dei suoi cittadini».