Allarme sicurezza a Roma dopo gli attentanti di Londra. La capitale è blindata come forse mai si era visto prima. In campo circa 5mila tra Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza. «Non si può sbagliare – dice un dirigente di Polizia – la cerimonia dei Trattati è il preludio alle celebrazioni del G7 a Taormina». Il timore di disordini è concreto. Ed è scattato il piano sicurezza.
Sulla carta ci sono 7mila arrivi di persone pronte a manifestare sabato. E il rischio terrorismo, fino a mercoledì implicito, dopo l’attentato di Londra è diventato esplicito. Lupi solitari, soprattutto, più che pianificazioni organizzate. Intanto con un’operazione della Polizia Postale di Perugia contro estremisti islamici è stato individuato un tunisino poi espulso. Per fronteggiare la doppia minaccia che domani terrà Roma stretta in una morsa, il ministro dell’Interno Marco Minniti, ha indicato tre priorità. Perché la macchina della sicurezza messa in moto per la celebrazione dei Trattati dovrà garantire «la protezione delle personalità, la tranquillità dei cittadini e la manifestazione pacifica del dissenso».
Questa volta non si tratta soltanto di misurare fino a che punto l’impianto organizzativo abbia la capacità di contrastare la furia dei killer del Califfo nero. In ballo c’è la buona riuscita di un evento di portata internazionale, e c’è anche una città che subisce continui vandalismi e oltraggi. Per questo il titolare del Viminale ha predisposto un piano che dovrebbe arginare ogni emergenza, lasciando pochi varchi aperti a chi pensa di arrivare a Roma per devastare.