di Massimo Calise
Al Policamp 2017 di Reggio Emilia Pippo Civati di Possibile lancia un appello “Per favore non dividiamoci, non lo capirebbe nessuno” (Ansa.it 16/7/2017). Si rivolge a Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana, al portavoce di Campo Progressista Alessandro Capelli e a Roberto Speranza coordinatore di Articolo 1 Movimento democratico e progressista.
Quest’ultimo è stato recentemente costituito con la dichiarata intenzione di “costituire un movimento aperto,[…], perché non rinunciamo al progetto di una grande forza unitaria del centrosinistra e vogliamo essere da stimolo affinché il Partito democratico riprenda questo cammino arrestando la sua deriva neocentrista”. In questo difficile percorso pare si stia trovando ostacoli e resistenze non sempre palesi. Infatti dopo un avvio brillante con la significativa manifestazione di Milano “Fondamenta” la carica è sembrata esaurirsi. L’appuntamento del 1° luglio a piazza SS. Apostoli di Roma è parso dovuto alla necessità di marcare la propria presenza, un “non perdiamoci di vista!” che ha prodotto solo una generica dichiarazione d’intenti: procedere “insieme“. Poi ancora segnali vaghi e contradittori, non ultimo l’atteggiamento di Pisapia che, comunque lo si voglia motivare appare come una frenata. Tuttavia queste difficoltà potrebbero rappresentare l’occasione per porsi alcune domande e, eventualmente, ridiscutere alcune strategie. Quest’articolo tenta di abbozzare una risposta a due quesiti.
Dopo l’ormai acclarato fallimento del progetto PD che, nato di centro-sinistra si è spostato al centro e lo occupa stabilmente è ancora possibile pensare di costituire un unico partito di centro-sinistra?
Non è possibile e più utile al Paese creare un autorevole partito di sinistra che ambisca ad essere attore principale di una necessaria coalizione di centro-sinistra così come auspica Civati?
Discutere questi interrogativi, analizzare le attuali difficoltà dell’Italia e le sfide che pongono fanno intravedere un grande spazio politico che la costituzione di un partito di sinistra potrebbe colmare. Vi sono, nel Paese, gravi difficoltà che rendono tale operazione ardua e necessaria, la complicano ma, al tempo stesso, la rendono possibile.
Infatti anche in Italia, come nell’intero mondo, sono aumentate le disuguaglianze al punto da creare problemi allo stesso capitalismo che le ha prodotte. Contrastarle dovrebbe essere il compito specifico di una forza di sinistra che sappia coglierne l’opportunità e accollarsi la responsabilità che tale ruolo comporta.
Un diffuso e motivato malcontento è stato, in assenza di iniziative concrete, in parte, intercettato dai partiti di destra che con ricette semplicistiche illudono: vogliono far credere che vi siano soluzioni semplici a problemi complessi. Segnali sono anche l’aumentato livello di astensionismo elettorale e la scarsa fiducia che gli italiani hanno nei partiti e nella politica in genere. D’altra parte un popoloso paese democratico non può che basarsi su un regime rappresentativo nel quale i partiti hanno un ruolo essenziale; non a caso sono espressamente previsti dall’articolo 49 della nostra Costituzione.
Queste sintetiche considerazioni, insieme ad altre che si potrebbero fare, suggeriscono la necessità di un partito di sinistra che, come tale, ponga al primo posto la lotta alle disuguaglianze e a qualsiasi tipo di emarginazione. Un partito nuovo che aggreghi stabilmente le schegge della sinistra, che si ponga audacemente come forza diversa; di una diversità, ovviamente, non morale ma che si manifesti fattivamente nel modo di fare politica, con un’intransigente discontinuità con il passato. In modo trasparente, aperto e coraggioso capace di attirare i delusi e di mobilitare i giovani. Un partito diverso convinto che qualsiasi concessione all’opportunismo può dare qualche vantaggio provvisorio ma poi si ritorce in un danno.
Un partito che guardi lontano e che, pertanto, non può prescindere dall’affrontare decisamente la questione meridionale, lo storico problema nazionale che è stato o rimosso o solo fatto oggetto di stucchevoli convegni.
Una forza democratica, progressista che abbia l’autorevolezza e la capacità di stipulare un compromesso, oggi indispensabile, con il centro. In Italia non si governa senza il centro politico che, per decenni, è stato presidiato dalla Democrazia Cristiana; il ruolo di quest’ultima, agli occhi di molti osservatori, è stato assunto dal Partito Democratico di Renzi. Quindi il centro-sinistra sia una coalizione che abbia, come componente autorevole, un nuovo partito di sinistra.
Obiettivo: un governo che affronti i nodi strutturali della crisi, che porti l’Italia fuori dalle secche su cui è arenata da troppo tempo, convinti che senza equità sociale non c’è progresso. I tempi sono maturi e le necessità impellenti; la sinistra può riprendersi lo spazio che le è proprio che, in assenza di iniziative, sarà ancor più preda dei vari populismi pronti, con improbabili e semplicistiche ricette, ha cavalcare un reale malcontento.