Nomine, tettostipendi, piani di produzione, raffica di no dai consiglieri di area dem. Sulle nomine nelle societa satelliti di Viale Mazzini, sui i piani di produzione dei programmi e sul tetto ai compensi degli artisti, Antonio Campo Dall’Orto ha vissuto ieri un tranquillo Cda di paura. L’amministratore delegato della Rai si è ritrovato senza una maggioranza a sostegno per l’intera seduta del Consiglio. E i rappresentanti del Pd – per la prima volta – gli hanno riservato calci negli stinchi e tirate di capelli. Anche loro, soprattutto loro.
Matteo Renzi – raccontano – è furioso con questo vertice della televisione di Stato. Una forte insoddisfazione per la gestione complessiva della Rai si è tramutata in autentica rabbia dopo l’inchiesta di Report sul salvataggio del quotidiano l’Unità che l’ex premier considera una autentica «follia». Questa è l’aria che tira, ormai. Se poi il malessere del Pd porterà alla defenestrazione di Campo Dall’Orto – evento politicamente impegnativo – è presto per dire. Ma la possibilità adesso esiste. A scanso di equivoci, le candidature vengono congelate. E poi è la volta del tetto alle retribuzioni degli artisti che scatterà, inesorabile, dal 30 aprile quando le star saranno pagate 240 mila euro lordi annui.
Qui Campo Dall’Orto chiede, quasi a titolo di cortesia, che il Cda voti un rinvio. A suo parere, 15 giorni in più avrebbero permesso di chiarire meglio le cose. Ma i consiglieri gli dicono di no. Il consiglio di amministrazione della Rai ha confermato il tetto agli stipendi delle star tv, come stabilito nella legge di riforma dell’editoria. Ora solo un decreto del governo potrebbe salvare la Rai dalla fuga della sua prima linea, molto probabilmente indisponibile ad abbassare il proprio compenso sotto la soglia dei 240mila euro. La paura, dei consiglieri, è quella di dovere un domani rispondere in proprio, cioè con il patrimonio personale, di danni erariali che la Corte dei Conti potrebbe loro contestare.