La situazione italiana, senza falsi allarmismi è, purtroppo e sempre più, una situazione preoccupante.
La sofferenza italiana che ha ormai coinvolto tutto di sé, è da vero e proprio allarme rosso.
Il cesarismo renziano del tutto e subito, non ha funzionato. Assolutamente non funziona.
Si è fermato al tutto e subito delle sole promesse.
Tanto ha aggravato umanamente, socialmente, economicamente ed anche politicamente le già gravi condizioni italiane; condizioni di una sofferenza diffusa e di incertezze crescenti per il futuro per i più e soprattutto, per i più del mondo giovanile, ormai visto come futuro negato.
Perché l’Italia è diventata, cammin facendo, il paradiso terrestre del “Niente”, un valore crescente e sempre più abbondantemente condiviso? Perché è, come non mai prima, cresciuta a dismisura la disaffezione per la politica, ad un punto tale da diventare con il suo ben oltre 40%, il primo e più ricercato partito d’Italia?
Il “Niente italiano” è il figlio legittimo della disaffezione italiana diffusa per la politica che spinge tanto e sempre più, gli italiani a disertare il voto. Agli italiani, come non mai prima, si considerano traditi da una classe politica egoisticamente avvitata su se stessa e fortemente responsabile del “Niente italiano”, un “niente” che è la causa prima del non voto e che disperatamente rende il mondo giovane italiano, sempre più orfano di futuro; un mondo di solitudine e di disperazione, sempre più, dal futuro negato; dal futuro maledettamente cancellato.
Gli orizzonti italiani, sono purtroppo orizzonti tristi; sono orizzonti senza futuro e, tra l’altro, anche senza speranza di un possibile “nuovo italiano”.
Sono orizzonti, da veri e propri, sepolcri imbiancati.
Tanto e purtroppo, sono concreti mondi italiani senza futuro; tanto e purtroppo, sono mondi umanamente traditi e dal futuro assolutamente negato; dal futuro sempre più cancellato.
Che fare? Prima di tutto, evitare di prendersi e di prendere in giro gli italiani con le false promesse; quando poi non tardano a diventare occasioni di tradimento, la gente italiana che non ce la fa più a campare, dà ragionevolmente sfogo alle tante delusioni che per lungo tempo hanno covato dentro, accumulando disperazione e rabbia.
Disperazione e rabbia italiana con la paternità unica di una politica poco e per niente credibile, perché poco e per niente credibili sono quelli che la rappresentano con un fare assolutistico di chi prende le decisioni, credendosi un “re travicello” che tutto può, ma che si trova, cammin facendo, nelle condizioni scomode di un “re travicello, nudo”; un “re travicello” senza potere, ma pieno di sé e capace di vendere, svendendole, solo false promesse; promesse non mantenute che in un tempo breve, diventano realtà; diventano amara realtà, con danni gravi per i tanti traditi e per la società più in generale che non ha più la forza di reagire e di rimettersi in cammino, credendo di nuovo in un futuro umanamente possibile.
La scarsa credibilità italiana del governo del Paese è una condizione italiana fortemente evidente e sotto gli occhi di tutti.
Non c’è da ingrandirne le situazioni che sono, purtroppo, già amaramente grandi in sé.
Gli italiani, soprattutto quelli del mondo giovane, stanno veramente male; hanno, in tanti, difficoltà crescenti di sopravvivenza.
Vivendo male il presente, si sentono traditi dalla politica che non c’è e che è purtroppo, solo brava a promettere.
Con ostinata determinazione, considerandola responsabile dei loro mali e del loro futuro negato, la rifiutano, rendendosi così protagonisti attivi del non-voto, come azione di lotta silenziosa ed espressione fortemente diffusa di una grande sofferenza dei gravi mali da orizzonti italiani dal futuro negato.
In Italia siamo ad una mobilità sociale diffusamente sospesa; tutto è fermo e ruota intorno ad un se stesso senz’anima e dal futuro assolutamente negato.
L’ascensore sociale, come scrive, Severino Salvemini, sul Corriere della Sera di mercoledì 7 giugno, si è rotto.
Oltre a non permettere di salire la scala sociale, per tanti e sempre più, rappresenta una crescente e diffusa mobilità discendente; una mobilità emergenziale discendente che è in sé un grave, gravissimo male italiano; oltre al presente è anche parte di quel futuro negato e senza speranza di un’Italia nuova.
In Italia, con il cesarismo renziano, c’è di fatto una continuità con il ventennio berlusconiano, quando si sognava, come e più di oggi, un’Italia che di fatto non c’era e che, ancora oggi, purtroppo non c’è.
Osservando i tristi scenari italiani, c’è da accorgersi che siamo tragicamente di fronte alla crescita di una diffusa periferia sociale e con questa, del mondo degli ultimi, degli esclusi e dei “tanti” socialmente negati che non credono a niente; che credono solo e sempre più al nulla esistenziale; che prendono le distanze dalla politica, esprimendo il proprio dissenso attraverso il non voto e/o attraverso un eventuale voto che sa di amara protesta contro i tradimenti italiani da parte di un potere assordante del tutto indifferente al futuro della gente, ormai rassegnata a vivere in un presente che non permette di sognare e di rivolgere il proprio sguardo verso orizzonti lontani che diventano sempre più, orizzonti limitati, dal futuro negato.
Siamo ad una crisi profonda e senza prospettive; non ci sono le condizioni per sperare in un cambiamento possibile, invertendone il corso.
Non c’è per i giovani, disperatamente soli con se stessi, alcuna forma concreta di mobilità sociale; la scala sociale è, purtroppo ferma; anzi è sempre più orientata, per i giovani in attesa di futuro, negativamente in mobilità discendente.
Da più parti si pensa di dare la sterzata giusta, attraverso una imprenditorialità giovanile assolutamente nuova; tanto, con al centro il mondo giovane e le loro energie creative utilizzate per avviare in assoluta autonomia una propria avventura societaria.
È veramente possibile tutto questo? A quanti può dare dei buoni risultati? Dal mondo adulto e dalla politica che governa istituzionalmente i processi, verrà la giusta e dovuta solidarietà? Verrà, come necessario, il dovuto sostegno affinché la speranza non diventi disperazione e quindi il solo inizio di un cammino segnato e dal futuro inopportunamente negato? Come realizzare concretamente percorsi per un futuro possibile? Percorsi intelligenti, per un futuro diverso?
Occorre, prima di tutto, investire saggiamente in saperi ed in conoscenza. Occorre promuovere un diffuso meticciato culturale, con tutte le diversità dei saperi a confronto ed un uso di un insieme che proprio nelle contaminazioni può trovare le soluzioni giuste al nuovo del sapere umano; al nuovo del fare umano; al nuovo delle idee che insieme possono produrre nuovi frutti.
Trovo, come già sperimentalmente sta succedendo a Milano (Darsena, Quartiere Isola, Distretto creativo di Lambrate), utile e funzionale il confronto dei saperi interdisciplinari (economisti con fisici, umanisti con architetti, ingegneri con filosofi) sono importanti; in sé rappresentano il nuovo nel cammino dei saperi saggiamente contaminati.
Siamo a Milano, ad un esperimento che farà storia; ad un esperimento che avrà sicuramente un futuro in Italia e non solo; un futuro, oltre che possibile, assolutamente necessario.
È questa la giusta ed attesa generatrice di quella nuova imprenditorialità che serve al mondo giovane per non farlo sentire solo, inutile e disumanamente abbandonato a se stesso.
Sono queste le basi utili e necessarie per una nuova imprenditorialità e per pensare saggiamente a cambiare il mondo, traghettando il vecchio di un mondo ormai arrugginito verso il nuovo e liberandolo necessariamente da quel magma ingessante di una società che vecchia com’è, non è assolutamente adatta per cambiare e rimettere in cammino il mondo, al fine di creare un mondo nuovo in un suo nuovo insieme che, dovunque e comunque, si esprime come un insieme diffusamente globalizzato.
Un mondo nuovo che, deve imparare ed in fretta, a rispettare le identità e le tante appartenenze umane protagoniste di un meticciato saggiamente capace di dare vita ad un nuovo insieme umano in un percorso di mondialità intelligente e rispettosa gli uni degli altri.
Per vincere le grandi sfide del Terzo Millennio occorre creare concretamente percorsi di vita umanamente nuova; tanto, con protagonista nel mondo l’uomo, il cittadino da rispettare e da non considerare disumanamente suddito dei tanti “piccoli” Cesari che pretendono di governare il mondo, usando assolutisticamente il potere e proponendosi come uomini forti, i soli sicuramente capaci di cambiare, da uomini forti al comando, i destini del mondo.
Non è così! Non può essere assolutamente così!
L’uomo forte, non è la soluzione; è piuttosto il male dei mali, in quanto, per sua natura, è portato a fare ricorso a soluzioni che tali non sono e che, come le tante facili promesse, si manifestano con il volto di sempre e come sempre, facendo male soprattutto ai più deboli umanamente e socialmente senza difese, per cui disumanamente esposti a tutto.
Questi oltre che problemi del mondo, sono anche e prima di tutto, problemi di casa nostra, dove è sempre più in forse il futuro libero e convintamente democratico; dove si dice di cambiare, ma di fatto togliendo qualcosa di importante al cittadino, alla gente, al popolo che, cammin facendo, rischia di perdere dei pezzi importanti di sovranità; che rischia di ritrovarsi suddito, perdendo quel protagonismo di cittadino, tra l’altro, ben codificato nella Costituzione italiana che, se i referendari del SI dovessero vincere, verrà fortemente stravolta con danni gravissimi e ferite aperte nel tempo anche e soprattutto per quelli che verranno, eredi di una triste condizione da sudditi senza voce; tanto, per effetto di quelle modifiche costituzionali che, volute soprattutto da chi ci governa dall’esterno, vuole allearci ad un mondo che corre velocemente verso la sottomissione, cancellando quell’”Italia protagonista dei cittadini” che ci è stata lasciata in dono, con il sacrificio del loro sangue, dai padri costituenti. Un ruspante ed aggressivo nanismo umano, culturale e politico vorrebbe oggi insipientamente cancellare, aprendo al Paese le porte di un amaro futuro con alla base un crescente potere forte sui deboli d’Italia che già sono in croce e senza possibilità alcuna di resurrezione; che sono sempre più, tristi protagonisti di un futuro negato.
Il diffuso malessere italiano è ovunque nel Paese un terreno fertile per il crescente diffondersi dell’antipolitica italiana contro i privilegi di una casta che, dall’immaginario collettivo, è vista come la prima nemica d’Italia; la prima pericolosa nemica di un futuro italiano inquinato dal fare dei poteri forti che, indifferenti delle sofferenze della gente, hanno come obiettivo unico, un disumano “tutto per sé”, con un fare indifferente per chi soffre e per questo e sempre più, si carica di rabbia e cerca condizioni umanamente nuove attraverso una molteplicità di forze sociali da rendere protagoniste, alleandosi nel lungo periodo, alle migliori e più sane energie intellettuali del Paese.
Giuseppe Lembo