Non è passata sotto traccia la notizia del via libera da parte della Camera, lo scorso 19 ottobre, al testo relativo all’uso terapeutico della cannabis. La proposta di legge è stata approvata con ampia maggioranza a Montecitorio e deve passare ora al Senato. Nel concreto con questa norma si vanno ad armonizzare i vari ordinamenti regionali (ad oggi la questione era regolamentata da ciascun singolo ente territoriale) fissando criteri uniformi su tutto il territorio nazionale in materia, ad esempio, di prescrizioni; partecipazione del Ssn al pagamento dei farmaci; produzione della sostanza; controlli; informazione e ricerca. Una nuova cornice normativa per il delicato tema della cannabis medica. Fin qui tutto bene.
La questione fatta emergere in Puglia, dal capogruppo di Noi a Sinistra Enzo Colonna, è di tutt’altra matrice. Secondo Colonna nel territorio pugliese ci sarebbero tantissimi pazienti che attendono fiduciosi di potersi curare con modalità più certe: si parla di pazienti affetti da patologie neurodegenerative, neurologiche, oncologiche e che potrebbero trovare sollievo dall’uso della cannabis. Ebbene tutte queste persone non hanno tempo di attendere che le procedure parlamentari e l’iter farraginoso della politica italiana arrivi ad approvare definitivamente il provvedimento. Quella licenziata alla Camera è una norma che ora deve passare al Senato: il testo lascia alcuni punti importanti in sospeso e, sempre secondo le dichiarazioni del capogruppo di Noi a Sinistra Enzo Colonna, non è chiaro se si riuscirà ad approvarlo definitivamente entro la fine della legislatura.
Quali sono i punti critici della legge così come appare ora? Si parla di mancanza di materia prima: ad oggi l’unico soggetto preposto a produrre e coltivare cannabis per uso medico è lo Stato presso lo stabilimento chimico-farmaceutico militare di Firenze, centro autorizzato da Aifa e Ministero della Salute. Il che porta ad una disponibilità molto limitata di sostanza da trasformare in medicinali da andare poi a distribuire ai pazienti. In molte regioni addirittura la sostanza è terminata prima del tempo: non a caso diversi governatori, tra i quali anche Michele Emiliano presidente della Regione Puglia, hanno lanciato un appello nelle scorse settimane proprio per sostenere la produzione arrivando anche a paventare una autoproduzione. Che ovviamente, sarebbe ad oggi fuori legge. Proprio dalla Regione Puglia era partito, quasi un anno fa, un disegno di legge su un progetto pilota per coltivare, produrre e distribuire sostanze di origine vegetale a base di cannabis con finalità terapeutiche. Progetto che ovviamente non è mai andato in porto. Quale che sia la soluzione finale e al di là di proclami che poi difficilmente possono essere messi in pratica, ciò che conta è consentire ai tanti pazienti che traggono giovamento dalla cura con la cannabis di poter usufruire comodamente dei farmaci. Come d’altra parte la norma prevede.