Sale la pressione sul governo di Paolo Gentiloni per la manovra correttiva da 3,4 miliardi che l’Unione chiede entro aprile. Nelle scorse ore gli sherpa dei ministri europei delle Finanze hanno approvato l’Opinione sui conti italiani che sarà sul tavolo dell’Eurogruppo il 20 marzo a Bruxelles. Un passo avanti verso la procedura d’infrazione che Roma potrà disinnescare solo con un intervento credibile sui conti nel prossimo mese. Tanto più che ora a complicare le cose c’è un ulteriore tassello: secondo il Comitato economico e finanziario – questo il nome del gruppo di lavoro che riunisce governi, Commissione e Bce – c’è il rischio che salti un pezzo della flessibilità, quella per gli investimenti, concessa all’Italia nel 2016. Circostanza che farebbe traballare l’intera costruzione dei conti degli ultimi due anni e che nel peggiore degli scenari potrebbe portare alla richiesta di restituzione dei soldi, lo 0,2% del Pil, altri 3,4 miliardi, o parte di essi per non finire in procedura. (…) Intanto la spinta dell’industria italiana di dicembre sembra già arrivata al capolinea. Dopo la crescita della produzione industriale dell’1,4% a fine 2016, l’Istat a a gennaio 2017 ha accusato un segno meno del 2,3% rispetto a dicembre. E’ la peggiore contrazione mensile da cinque anni, da gennaio 2012, e anche su base annua la produzione si riduce dello 0,5% nei dati corretti per gli effetti di calendario. I segno meno toccano tutti i settori industriali, tranne l’energia.
Europa, rischio paralisi politica/Draghi: rilanciare la produttività. II debito pubblico e privato nel mondo «ha raggiunto livelli paurosi», fa sapere il capoeconomista del Fondo monetario Maurice Obstfeld da Berlino. Repetita iuvant, direbbero gli antichi. A ormai poche ore dal voto olandese l’Europa si trova di fronte a un paio di spettri che potrebbero trasformarsi in un incubo, ovvero l’instabilità politica e finanziaria. L’anno scorso il Pil reale dell’area euro è complessivamente salito più degli Stati Uniti, eppure di qui all’autunno ci sono alcuni fatti che peseranno non poco sul suo futuro. Oltre che in Olanda, in settembre tocca ai tedeschi. Nel frattempo la Gran Bretagna inizierà il negoziato per l’uscita dall’Unione e la Federal Reserve inizierà ad aumentare i tassi. In autunno Mario Draghi dovrà inevitabilmente iniziare l’uscita dal piano di acquisti straordinari di titoli pubblici. Dice il governatore Bankitalia Ignazio Visco: «L’euroscetticismo rischia di condizionare la capacità delle istituzioni europee di sviluppare politiche e strumenti per progredire nell’integrazione». (…) Una crescita della produttività è «fondamentale per difendere il modello europeo di salari più elevati e protezione sociale, e quindi per combattere il senso di insicurezza economica», e l’Europa potrebbe «ottenere guadagni consistenti nella produttività semplicemente diffondendo meglio la tecnologia che già abbiamo nell’area euro». Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, lancia una nuova proposta per la crescita proprio mentre il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, indica l’aumento del potenziale di crescita dell’economia come la via maestra per l’abbattimento del debito pubblico.