Di Carolina Bonito
Un tempo erano le meravigliose rovine di Pompei, oggi sono sulla bocca di tutti come il sito archeologico più trascurato d’Italia. E forse del mondo.
In tempi di crisi purtroppo, come troppo spesso accade, i primi fondi ad essere tagliati sono proprio quelli alla cultura. Negli ultimi tempi, il sito archeologico di Pompei è caduto nel degrado piú totale. Abbiamo sentito parlare spesso di mura che cadono all’improvviso perchè non vengono messe in sicurezza, di affreschi non protetti che si sgretolano e aree completamente prive di sorveglianza a volte vandalizzate da turisti stranieri e non. Ma quanto di tutto questo è vero? La situazione è davvero così disastrosa? Venite con noi a dare un’occhiata più da vicino.
Entrando dal lato ovest, la prima impressione che si ha è che le rovine non siano poi in uno stato tanto pietoso; il lungo Viale delle Ginestre ci conduce verso quella che veniva chiamata Porta Marina per la sua vicinanza al mare, grazie alla quale si accede al cosiddetto distretto culturale della città, l’area che anticamente era destinata alla svago e che ospitava numerosi teatri e templi.
Nonostante lo spettacolo delle rovine, viste dal vivo, sia di una bellezza mozzafiato, ci si accorge subito, anche solo dando uno sguardo alla cartina, di quanto ancora ci sia da fare per migliorare la situazione. Sulla mappa, infatti, oltre ad essere indicata l’ubicazione precisa di tutte le strutture visitabili, appaiono anche numerose ‘macchie beige’ che indicano purtroppo zone in cui le sapienti mani degli archeologi non sono ancora arrivate; la mancanza di fondi, infatti, oltre a lasciare a spasso persone che hanno dedicato le loro vite alla storia e all’arte, impedisce che molti dei tesori dell’antica Pompei riemergano dal sottosuolo.
Ma dal sacro del distretto culturale passiamo ora al profano della zona cosiddetta commerciale.
Percorrendo Via dell’Abbondanza i segni dell’antica civiltà pompeiana si fanno decisamente più marcati; oltre alle impronte inconfondibili delle ruote dei carri scolpite sulle gigantesche pietre che compongono il manto stradale, in ognuno dei negozi ai lati della grande via, si può notare qualche particolare che ci fornisce testimonianza delle singole attività commerciali: macine per il grano, urne che in passato probabilmente contenevano spezie oppure oli profumati e molto altro ancora.
Sempre nella zona commerciale della città, c’è in particolare un quartiere, potremmo così definirlo, a destare la curiosità della maggior parte dei turisti. Sulla sinistra di Via dell’Abbondanza, adiacente alle Terme Stabiane, si accede al Vicolo del Lupanare, quella che veniva definita la via dell’amore. Anticamente, infatti, essendo la prostituzione un’attività molto florida, alle peripatetiche era stata assegnata un’intera strada dove chiunque poteva recarsi e trovare compagnia. Questa è sicuramente una delle zone più trascurate delle rovine di Pompei; la maggior parte dei negozi è infatti chiusa al pubblico ed è vietato l’accesso anche a parte del vicolo che termina con l’ingresso del Lupanare, antica casa di piacere. Insomma, tra divieti d’accesso, protezioni di plexiglass e recinsioni, per i turisti la visita degli scavi è un continuo slalom.
Il nostro viaggio all’interno della zona commerciale della città continua. Dopo aver passeggiato per ore tra microscopici vicoletti è ora di rifarci però gli occhi con la maestosa piazza principale (Foro) che ospita le rovine del Capitolium, un tempio dedicato al culto della Triade Capitolina formata dalle divinità di Giove, Giunone e Minerva. La struttura fu eretta nel 250 a.C e divenne ben presto il fulcro religioso della città. Tanti sono stati negli anni gli interventi di restauro al tempio ma di sicuro quello più importante c’è stato nel 2012, anno che ha visto la caduta di un massiccio pezzo di intonaco “dal paramento esterno della parete orientale della cella del Tempio di Giove”.
Concludiamo in bellezza il nostro breve tour di Pompei con la famosissima Villa dei Misteri, una delle strutture più amate e visitate dai turisti di tutto il mondo. Ubicata poco al di fuori delle mura nord della città, la villa fu costruita nel II secolo a.C ed era dedicata a tutte quelle attività che i pompeiani amavano svolgere nel tempo libero; era dotata infatti di numerosi giardini pensili, sale per tutti gli usi e una meravigliosa vista sul mare. Il suo particolare nome però prende spunto dalla miriade di affreschi che la decoravano – alcuni dei quali rinvenuti quasi completamente intatti – e che raffiguravano i misteri dionisiaci: tutte le pratiche religiose associate al dio Dioniso erano considerate qualcosa di oscuro e proibito.
Pur essendo in buono stato, la maggior parte della villa è purtroppo chiusa al pubblico per le continue opere di restauro e, soprattutto, per la mancanza di personale di sorveglianza.
Insomma, nonostante la bellezza degli scavi sia sempre folgorante, a Pompei ci sono più cantieri che sulla Salerno-Reggio Calabria, ma pare proprio che la situazione stia per cambiare. Con l’approvazione della Commissione Ue, che ha messo a disposizione ben 105 milioni di euro per il restauro del sito archeologico, il governo Renzi si è subito attivato; ad oggi infatti sono già partiti 7 dei 39 interventi previsti, impegnando così i primi 40 milioni di euro. Il ministro per i Beni Culturali, Dario Franceschini, che ha visitato le rovine pochi giorni fa in occasione della riapertura al pubblico di tre domus recentemente restaurate (di Marco Lucrezio Frontone, di Romolo e Remo e di Trittolemo), si è detto ottimista e aperto al cambiamento; potrebbero infatti arrivare nuovi capitali da parte di alcuni sceicchi arabi che hanno mostrato un enorme interesse ad investire in questa monumentale opera.
Nonostante non ci sia ad oggi niente di certo, almeno adesso sappiamo che per Pompei forse c’è ancora speranza.