Nel 2016 sono state 373mila le pensioni pagate all’estero dall’Inps in 160 Paesi per un valore «poco superiore a 1 miliardo di euro». A comunicare il dato nel corso di un’audizione al Comitato permanente sugli italiani nel mondo alla Camera è stato il presidente dell’Istituto, Tito Boeri. Che ha definito «un’anomalia» il fenomeno crescente delle «prestazioni assistenziali pagate all’estero». L’83% di questi assegni ha alle spalle una contribuzione inferiore a 10 anni e beneficia quindi di prestazioni assistenziali aggiuntive «quali le integrazioni al minimo o la quattordicesima». Per l’editorialista Sergio Rizzo va precisato che tutto è assolutamente legale. Il diritto internazionale e gli accordi bilaterali parlano chiaro. Se poi lo Stato estero dove il pensionato decide di passare oltre metà dell’anno fa parte dell’Unione europea, come il Portogallo, il problema semplicemente non esiste. Ma è sempre bene chiamare le cose con il loro nome. Perché ci sono gli anziani che si trasferiscono all’estero per sfuggire a un tenore di vita ai limiti dell’indigenza, vista la povertà dei loro assegni, e ci sono i furbi.