Con un voto trasversale che ha coinvolto anche una parte del gruppo pd, il Senato ha salvato Augusto Minzolini di Forza Italia (condannato per peculato a 2 anni e sei mesi) dalla «tagliola» della decadenza prevista dalla legge Severino che, invece, fece saltare il seggio senatoriale di Silvio Berlusconi nel 2013. La richiesta di decadenza della giunta per le Immunità presieduta da Dario Stefano (Misto) è del 28 luglio scorso ma, con un gioco di prestigio, la conferenza dei capigruppo è riuscita far slittare il voto per due stagioni. E solo ieri, in accoppiata con la mozione di sfiducia individuale presentata dai grillini contro il ministro Luca Lotti (Pd), è scattata l’ora X anche per Minzolini. I grillini Di Battista e Di Maio denunciano il «voto di scambio» che potrebbe «innescare anche manifestazioni violente di cui non bisognerà meravigliarsi». Il no del Senato alla decadenza del parlamentare di Forza Italia Augusto Minzolini ha due conseguenze immediate. Offre un vantaggio oggettivo a Silvio Berlusconi nella sua corsa alla riabilitazione presso la Corte europea di Giustizia. E, per motivi simmetrici e opposti, regala una nuova arma propagandistica al Movimento 5 Stelle contro il Pd.
Primarie dem. Cambiando le punte della sua squadra e piazzando come goleador della comunicazione il «mastino» Michele Anzaldi, Renzi si prepara a una campagna delle primarie che si annuncia più dura del previsto. L’ex premier non farà sconti, gli avversari interni sono avvisati. Chi intende smarcarsi, metta in conto la reazione del favorito. Con Luigi Zanda, che non si era affrettato a sottoscrivere la sua mozione congressuale perché erano i giorni della scissione e il capogruppo al Senato è uomo assai cauto di natura, Renzi non è stato tenero. Ma dopo giorni di tensioni generate dalla commissione di inchiesta sulle banche, il leader e il presidente dei senatori si sono chiariti. E così Zanda ha deciso: «Voterò per Renzi, anche se alcune sue mosse non mi hanno convinto». La kermesse del Lingotto, secondo quattro elettori di centro-sinistra su dieci, ha dato nuova forza e visibilità al Partito democratico. Tant’è che è stata seguita («almeno in parte») da praticamente un italiano su due.