Antonio Troise
Ricorre perfino ad una metafora manzoniana, Antonio Patuelli, numero uno dell’Abi, per ribadire con forza che la crisi del sistema bancario è alle spalle e che bisogna smetterla con il vizio, tutto italico, di parlare male di noi stessi. “Quando Renzi, nei Promessi Sposi, va a cercare Lucia al Lazzaretto, trovandolo vuoto pensa che siano tutti morti. Poi, però, qualcuno gli dice che la peste è finita e lui capisce”. Insomma, per Patuelli, bisogna avere la forza di raccontare al Paese che la situazione è diversa rispetto a pochi mesi fa e che “bisogna lavorare per rafforzare la ripresa”. Altrimenti, si corre il rischio di “continuare a zoppicare”, con le famiglie che “tengono la liquidità ferma sui conti correnti e con le imprese che non investono”. Ma non è solo un problema di comunicazione. Il numero uno dell’Abi è anche preoccupato per la piega che stanno prendendo le indagini sui crack bancari. E, soprattutto, sul rischio di una strumentalizzazione politica dell’intera vicenda. Con schizzi di fango che possono colpire istituzioni fondamentali per la stabilità del nostro sistema, come Bankitalia e Consob.
In fetti, il fronte bancario resta incandescente. Ancora ieri il candidato premier del M5S ha lanciato nuove bordate contro Renzi e Maria Elena Boschi, sul caso Etruria: “Quelle stesse persone che erano al governo, hanno salvato Visco e i vertici di Consob e mandato sul lastrico centinaia di migliaia di risparmiatori, adesso ci chiedono di chiedere scusa. Sono loro che invece dovrebbero chiedere scusa al Paese, per quello che hanno fatto sulle banche”. Immediata la replica di Franco Vazio, parlamentare Pd della commissione d’inchiesta sulle banche. “Di Maio se ne faccia una ragione, le audizioni hanno smontato i teoremi grillini, le intercettazioni attribuite a Boschi erano solo una loro invenzione: insomma fake news. Di Maio e i 5 Stelle ormai sono un disco vecchio e rotto”.
Toni e scambi di accuse che non possono non preoccupare l’Abi, soprattutto per gli effetti negativi che potrebbero avere sull’immagine dell’intero sistema: “Sono sicuro che dalla commissione di inchiesta guidata da Casini arriveranno proposte serie. Ma bisogna evitare di fare campagna elettorale su un caso largamente coperto dal segreto istruttorio. Tra guardie e imputati ho costituzionalmente rispetto degli imputati fino a quando le sentenze non passano in giudicato, ma ho ancora di più rispetto per le autorità di ogni genere e natura. Bisogna avere freddezza e attendere e magari sollecitare la conclusione delle inchieste”. Un fatto, comunque, è certo: “A fronte di undici banche in crisi ci sono centinaia di ottimi istituti, che hanno ottenuto e continuato a ricevere riconoscimenti anche all’estero. Questo vezzo di parlare solo delle cose che vanno male è un handicap per la ripresa”, conclude Patuelli. “Non dobbiamo fare come i francese che quando hanno una singola cosa buona suonano la Marsigliese e sono tutti felici, ma ci dovrebbe essere un po’ più di equilibrio fra l’eccesso di trionfalismo e chi invece è negazionista dei pregi, come gli italiani”.
Fonte Il Resto del Carlino