L’allarme arriva dalla prestigiosa rivista britannica Nature Communications che presenta uno studio dello University College di Londra firmato dallo scienziato anglosassone Christopher Kilburn e dagli italiani Giuseppe De Natale e Stefano Carlino, entrambi dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

La continua attività nelle grandi caldere raramente si risolve in un’eruzione e questo spinge le comunità a rischio a percepire l’allerta di attività vulcanica come un falso allarme, mette in guardia l’autorevole pubblicazione: tuttavia, mettono in guardia gli esperti anglo-italiani, nella caldera dei Campi Flegrei collocata fra il promontorio di Posillipo e capo Miseno dal 1950 ad oggi si sono registrati tre importanti episodi di sollevamento del suolo di circa tre metri senza che si verificassero eruzioni.

Fino ad ora questi episodi sono stati analizzati singolarmente, ma il nuovo modello di ricerca elaborato da Kilburn, De Natale e Carlino ipotizza che diversi episodi successivi possano aver provocato l’accumulo di tensione nella crosta. Questo fornisce la prima prova quantitativa del fatto che la caldera dei Campi Flegrei stia evolvendosi verso la condizione più favorevole per l’eruzione.

I precedenti eruttivi sono assai lontani nel tempo: 40mila e 15mila anni fa i due più violenti, mentre l’ultima eruzione importante risale al 1538, quando si formò il Monte Nuovo. Negli ultimi settant’anni circa, però, si assiste a fenomeni di bradisisma che hanno interrotto il processo di abbassamento del suolo e anzi lo hanno sollevato di qualche metro. Fra il 1982 e il 1985 la zona fu interessata da alcune scosse di terremoto che costrinsero all’evacuazione di migliaia di persone. Dal 2012 il livello di guardia è stato innalzato da verde a giallo e Kilburn avverte le autorità della zona di Napoli di tenersi pronti.

Il pericolo non è imminente ma pare certo che l’eruzione sia più vicina di quanto si pensi: Non sappiamo quando e se questa lunga fase di agitazione porterà a un’eruzione, ma il trend dei Campi Flegrei è lo stesso che abbiamo visto durante le ricerche condotte su altri vulcani come il Tavurvur in Papua Nuova Guinea, l’El Hierro alle Canarie e il Soufriere Hills sull’isola caraibica di Montserrat, chiosa Kilburn.