Per le elezioni a sindaco di Napoli c’è tempo ancora qualche mese. Ma di candidature si parla da un bel pezzo. A destra e a sinistra, parlano in tanti. Giuseppe Pedersoli, commercialista e opinionista di Repubblica Napoli, ha qualcosa da dire. E ha titolo per parlare.
Perché a Palazzo San Giacomo ci è stato come difensore civico per due anni e mezzo, tempo necessario per capire come funziona la complessa macchina del Comune di Napoli. Da qualche settimana è assessore al Bilancio del Comune di Frattamaggiore, giunta di centrosinistra. “Uno dei 91 municipi – rammenta – che fanno parte della città metropolitana”. Sì perché il prossimo sindaco non sarà solo il primo di circa un milione di cittadini partenopei (o giù di lì), ma di oltre 3 milioni di abitanti della città metropolitana: un particolare di non poco conto che viene spesso sottaciuto.
Il sindaco di Napoli sarà infatti alla guida di una realtà istituzionale allo stato nascente, che raccoglierà più di tre volte il numero dei residenti partenopei.
Dottor Pedersoli, in una recente intervista a Sudonline Antonio Napoli, parla di Napoli osservandola da Milano, città dove oggi vive e lavora. La descrive come una città immobile – dice – ed anche isolata. Perché i ceti dirigenti attivi a Napoli sono divisi, spaccati, ferocemente contrapposti. Napoli non è solo una città senza senso civico, ma senza orgoglio e priva spirito di identità. E questo per responsabilità anzitutto nelle sue classi dirigenti”. Lei che ne pensa?
Sono d’accordo, ma in parte. Siamo in tanti alla ricerca di uno spazio e, sgomitando sgomitando, ci facciamo male. Non siamo bravi a far squadra, questo è vero. Ci faccia caso: prefetti, magistrati, presidi, in generale vincitori di concorsi pubblici: quasi tutti napoletani o campani, nei posti di potere italiani. Perché? Perché siamo grandissimi individualisti. Ci vorrebbe, quindi, un grande allenatore.
La sinistra è frantumata, così la destra, così gli imprenditori, così la cultura, così i professionisti. Siamo messi così male?
Direi che amiamo piangerci addosso. Non ci sono più valori, i giovani non rispettano i vecchi – anzi voglio rottamarli -, prevale l’idea che “si stava meglio quando si stava peggio”. Tra poco si dirà che anche in politica non ci sono più le mezze stagioni. In realtà è l’intero pianeta che sta messo male. E noi, in Italia e a Napoli, siamo in media con la crisi planetaria.
Bassolino sembra l’unico candidato del PD con lo spessore del leader. Che ne pensa?
Non ci sto al gioco del “Bassolino sì – Bassolino no”. Dico una cosa che nessuno ha detto (e mi meraviglio): ma chi era Bassolino prima di lanciarsi in campagna elettorale contro Alessandra Mussolini? All’epoca ero giovanissimo, mi appassionai alla politica per la prima volta, perciò lo ricordo con nitidezza. Antonio Bassolino era un modesto funzionario di partito. Ebbe l’intuizione capire che c’era un vuoto da riempire e poi, con le sue capacità, è diventato un gigante.
L’occasione della vita?
Senza offendere nessuno, per carità, ma Dino Di Palma pure l’ha avuta la sua occasione: è stato presidente della provincia di Napoli, poi è letteralmente scomparso. Certo, si deve aver l’occasione per venire fuori. E poi se hai le capacità politiche diventi un leader. Se non ce le hai, torni nel dimenticatoio.
Chi può essere una bandiera capace di suscitare l’orgoglio dei napoletani?
Maradona. Non è una semplice battuta. La domanda, posta così, per me non può avere risposta. Piuttosto, è l’impostazione che deve cambiare. Si deve investire.
Cioè?
Si deve aver il coraggio di investire su un giovane, e in Italia dire giovane significa anche un quarantenne. Volti nuovi. Certo, poi l’investimento potrebbe rivelarsi sbagliato. Ma, come diciamo dalle nostre parti, chi si mette paura “nun se cocca cu e femmene belle”.
I napoletani si sono in ultimo innamorati del sindaco magistrato. Cosa pensa di De Magistris e come vede la possibilità di un secondo mandato?
Non sono molto “diplomatico”, nel senso democristiano del termine, e dico una cosa che mi procurerà qualche nemico: sono favorevole a una legge che vieti a professori universitari, notai e magistrati di fare politica. Per deformazione professionale sono persone poco inclini al dialogo, alla mediazione, al confronto. Il loro credo è: “Si fa come dico io e basta”. E questo non funziona per cariche pubbliche come sindaco, governatore, presidente del consiglio. Già il preside di una scuola è diverso. Sì, comanda lui, ma se non si rapporta al corpo docente, la scuola va a rotoli. E’ costretto, il preside, a mediare. E non lo dico solo perché ho una moglie preside.
In generale cosa pensa della città. Molti dicono che Napoli stia peggio di prima, altri che non c’è limite al peggio e quindi…
Di Napoli penso che dovremmo affidarne la gestione agli svedesi, agli olandesi, agli svizzeri. Andate a vedere un museo a Stoccolma. Interattivo, moderno, fa business. Ho visitato il museo di Pippi Calzelunghe e quello degli Abba. Ad Amsterdam ….il museo della birra, la casa di Anna Frank. Immagino cosa si inventerebbero con Pompei, Ercolano, il Vesuvio. Soldi a palate, posti di lavoro. Da noi Pompei è solo un problema. Credo che all’estero letteralmente impazziscano per la nostra incapacità di far diventare business il marchio Napoli.
I bassoliniani chiedono a gran voce le primarie….
Le primarie sarebbero una bellissima cosa se non fossimo a Napoli.
Non c’è il pericolo di una replica dello scontro Cozzolino – Ranieri, che poi servì a spianare la strada a De Magistris?
Ecco, appunto. A Napoli c’è una tale rissosità (si può dire?) che ho il timore di un caso “cinesi bis”. E di polemiche infinite. Ma se non viene fuori una candidatura unitaria….
A destra la candidatura di Lettieri si sta irrobustendo. Non è così?
Se Atene piange, Sparta singhiozza. Gianni Lettieri ha già perso una volta e secondo me perderebbe di nuovo. Ma tenga presente che io non ci azzecco mai, nemmeno con le famigerate “bollette” delle scommesse sulle partite di calcio.
Bassolino, Ranieri, Lettieri, De Magistris. Vada come vada sarà un dejà-vu. Possibile che non c’è un giovane al quale affidare la guida della città? Vogliamo provare a fare un nome?
L’ho detto prima. Un giovane, quarantenne, con un po’ di esperienza politica perché se no non ci capirebbe nulla, volto pulito, napoletano e soprattutto che non sia magistrato (mai PM, per carità!), notaio, professore universitario. Ma il nome in tasca non ce l’ho.
Facciamo un gioco. Se lei fosse sindaco di Napoli, che cosa farebbe come prima cosa e cosa abolirebbe da subito?
Se fossi sindaco di Napoli, io giorno dopo l’insediamento direi pubblicamente: o il Governo dà a Napoli 1 miliardo di euro, magari da spendere avendo accanto Raffaele Cantone per ogni singola moneta da pagare a chicchessia, o mi dimetto. Stiamo inguaiati di debiti. Senza soldi non si cantano messe. Nè si risana Napoli.
Per l’intervista ad Antonio Napoli:
https://www.ilsudonline.it/?s=antonio+napoli&search=