“Mafia senza onore, senza pietà, che non ha risparmiato donne, bambini, forze dell’ordine e sacerdoti” . Queste le parole del Capo dello Stato Sergio Mattarella, che ieri ha voluto così ricordare le vittime della mafia ascoltando in religioso silenzio, l’agghiacciante elenco di 950 nomi, tra cui anche quello di suo fratello Piersanti Mattarella, periti a causa di questa piaga sociale “che ruba il futuro ai giovani”.
All’interno dello stadio comunale di Locri, divenuto improvvisamente troppo piccolo per accogliere quei calabresi onesti, sdegnati, operosi, scelto non a caso da Don Ciotti, fondatore di “Libera”, un luogo e un paese non a caso eletto a simbolo di lotta contro la criminalità organizzata, il Presidente della Repubblica si è dimostrato sensibile alla richiesta di Don Ciotti e delle numerose altre associazioni, al fine di condividere il ricordo, la commozione dei familiari coinvolti e di quella Calabria che vuole cambiare, emergere per dignità, onestà, trasparenza e laboriosità. Lo stesso Presidente aggiunge “ La lotta contro la criminalità organizzata riguarda tutti: politica, istituzioni, scuola; oltre agli esecutori non è facile riconoscere i burattinai. Quindi per costruire un tessuto sociale solido, tutti gli italiani devono fare la loro parte; il malaffare si insidia ovunque con la promessa dell’arricchimento facile o con l’intimidazione. Per sconfiggere padroni e padrini dobbiamo sentirci tutti in prima linea”. Poi, citando Giovanni Falcone, asserisce “ La lotta alla mafia non può fermarsi ad una sola stanza; la lotta alla mafia deve coinvolgere l’intero palazzo dal muratore all’ingegnere, questo è il nostro impegno politico, sociale”.
Una vera e propria maratona voluta da “Libera” iniziata l’8 marzo con “Donne e memoria”che si concluderà il 21 marzo, primo giorno di primavera: data scelta non a caso per sottolineare la speranza e la vita che si rinnova per una terra splendida che, per colpa di pochi, viene spesso ricordata per eventi drammatici.
B S Aliberti Borromeo