Il Centro operativo della Dia di Reggio Calabria, coordinato dalla locale Procura – Dda, ha sequestrato beni per un valore di 140 milioni di euro riconducibili a Pietro Siclari, 69 anni, noto imprenditore locale attivo nei settori edilizio, immobiliare ed alberghiero. Il provvedimento e’ stato emesso dal Tribunale – Sezione di Misure di Prevenzione. Siclari era gia’ stato tratto in arresto nel novembre 2010 dalla Dia di Reggio Calabria per estorsione aggravata dal metodo mafioso, nell’ambito dell’operazione denominata “Entourage”. Dalle indagini era emerso che avrebbe intrattenuto rapporti con esponenti delle cosche “Libri”, “Alvaro” e “Barbaro di Plati'”. Per tale vicenda l’indagato e’ stato condannato, in primo grado, dal Tribunale di Reggio Calabria, con sentenza del 2013, a 8 anni di reclusione.
Nel maggio 2015 a seguito di un provvedimento emesso dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione misure di prevenzione, all’imprenditore erano gia’ stati sottoposti a confisca i beni societari e personali, di cui, in seguito, la Corte di Appello reggina, con provvedimento emesso alla fine dell’anno 2016, aveva disposto il dissequestro. A fronte di una nuova proposta, finalizzata all’emissione di una misura di prevenzione personale e patrimoniale, avanzata dalla locale Procura, sulla scorta di ulteriori accertamenti delegati al Centro Operativo Dia di Reggio Calabria, sono stati evidenziati nuovi e ulteriori elementi che hanno consentito cosi’ alla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria di rivalutare il giudizio di pericolosita’ dell’imprenditore ed emettere un nuovo provvedimento di sequestro di beni.
L’odierno provvedimento di sequestro ha riguardato, quindi, il patrimonio sociale in tutto o in quota di 5 societa’ di capitali operanti nei settori dell’edilizia, immobiliare ed alberghiero site a Reggio Calabria e Villa San Giovanni, 87 immobili, tra appartamenti, villette, autorimesse, magazzini, locali commerciali e terreni ubicati nella provincia di Reggio Calabria e numerosi rapporti finanziari, tra conti correnti, conti deposito, gestioni patrimoniali, fondi comuni d’investimento e depositi titoli, per un valore stimato in oltre 142 milioni di euro. Le aziende confiscate proseguono la loro attivita’ con amministratori giudiziari appositamente nominati dall’autorita’ giudiziaria.