Politica interna
Sicilia: exit poll, centrodentra avanza ma è testa a testa con M5S. Crollo della sinistra. Musumeci, sostenuto dal centrodestra, è avanti. Cancelleri, Cinque Stelle, di poco dietro. Il candidato del centrosinistra Micari decisamente staccato ma davanti a Fava candidato della sinistra. Per ora sono solo exit poll. E tali resteranno fino a questa mattina alle 8 quando inizierà lo spoglio dei voti per decidere chi sarà il presidente della Regione Sicilia. Dallo staff di Musumeci filtra un «cauto ottimismo», mentre Micari ha preferito non commentare «perché sono solo exit poli». Gianfranco Miccichè (FI): «Abbiamo fatto un miracolo, sei mesi fa tutti davano per certa la vittoria dei Cinque Stelle». Dall’elaborazione dei dati raccolti all’uscita dei seggi ieri sera sembrerebbe confermato il testa a testa tra centrodestra e Movimento 5 Stelle. Il centrosinistra è sconfitto e quasi certamente terzo: nessun sorpasso da parte del candidato di Mdp. La foto di sistema restituisce uno schema ancora tripolare ma sbilanciato fortemente a sfavore del Pd dopo la scissione dell’estate scorsa; e uno spostamento a destra, che forse anticipa una tendenza nazionale. L’elemento meno rassicurante è la conferma di un astensionismo che fa rimanere a casa oltre la metà dei potenziali elettori: un indizio di malessere profondo nei confronti dei partiti, al quale non riesce a porre rimedio nemmeno il movimento di Beppe Grillo. La percentuale dei votanti equivale all’incirca a quella del 2012, forse un poco più bassa. Niente di sorprendente, ma chi dovrebbe rammaricarsene sono i Cinque Stelle. Per il tipo di messaggio di cui si sono fatti interpreti e per la retorica che li caratterizza, avrebbero dovuto far breccia proprio in quel 50 per cento e oltre di siciliani che si astiene per i più diversi motivi.
Strage nel Mediterraneo: morte 26 donne nigeriane. Ventisei bare calate una dopo l’altra dal ponte di poppa dell’immensa nave militare grigia. I corpi di ventisei donne, tutte giovanissime. Ventisei ragazze, nemmeno ventenni. Probabilmente nigeriane. Scene già viste. Stavolta però è diverso. Sono annegate solo le donne, o almeno solo i loro corpi sono stati trovati che galleggiavano intorno a un gommone mezzo affondato e pieno di uomini aggrappati. Che cosa sia successo non lo sa ancora nessuno, ma qualcosa deve essere successo. Lo pensano in Procura a Salerno, dove aspettano le autopsie e il rapporto del medico legale per sapere con esattezza se quelle donne hanno subito violenze prima del naufragio e se sono annegate perché il destino si è accanito contro di loro, o se contro di loro si è accanito qualcun altro che le ha buttate in mare, magari per salvare se stesso o chissà perché. Il procuratore di Salerno Corrado Lembo ha incaricato due sostituti di seguire le indagini, e il capo della squadra mobile Lorena Cicciotti è rimasta fino a notte a raccogliere deposizioni e a cercare spunti per capire se tra tutti i migranti sbarcati dalla nave spagnola ci fossero anche gli scafisti del gommone che portava le donne e dell’altra imbarcazione naufragata. I 26 cadaveri di donne che sono arrivati ieri a Salerno sulla nave militare spagnola Cantabria carica di migranti dimostrano che la strategia del governo per il controllo dell’immigrazione non funziona. Nel giro di due giorni, quindi, sono arrivate in Italia 31 donne morte mentre tentavano di attraversare il Mediterraneo per raggiungere l’Europa. I blocchi del ministro Minniti non solo hanno significato per l’Italia un accordo con la Guardia costiera libica ma non hanno fermato nemmeno gli sbarchi.
Politica estera
Texas, strage in chiesa. Fucilate sui fedeli a messa: 26 morti. Strage in una chiesa battista del Texas. Devin Patrick Kelley, un ex militare di 26 anni, ha aperto Il fuoco durante la funzione religiosa e ucciso 26 fedeli e ne ha feriti 20. Tra le vittime anche la figlia quattordicenne del pastore. L’episodio è avvenuto a Sutherland Springs, una località non lontana da San Antonio, nella parte meridionale dello Stato. Il killer è stato ucciso. Libi e la polizia statale non escludono nessuna pista. «Dio sia con la gente di Sutherland Springs, Texas. Sto monitorando la situazione dal Giappone», ha scritto su Twitter il presidente Trump. Nella piccola chiesa battista di Sutherland Springs, villaggio di 400 anime nel Texas profondo, la funzione religiosa era iniziata da pochi minuti, quando un uomo armato ha fatto il suo ingresso sparando sui fedeli in preghiera, ed è stata la peggiore strage mai avvenuta in Texas. Devin Patrick Kelley, 26 anni, sposato: un ex aviere che viveva in un sobborgo di San Antonio. Secondo la Abc Kelley in un post su Facebook ora rimosso mostrava un fucile d’assalto. Finita la sparatoria, il killer ha tentato di scappare in auto, senza successo, è stato ucciso dagli agenti o forse è morto suicida.
Paradise papers: i soldi della regina nei paradisi fiscali. I soldi della Regina. Le amicizie russe di Wilbur Ross, ministro di Donald Trump. Gli investimenti del Cremlino in Twitter. I «Paradise Papers» mettono in imbarazzo l’Occidente, Gran Bretagná e Stati Uniti soprattutto. E’ una mole enorme di carta: 13,4 milioni di documenti custoditi dalla Appleby, una società di servizi legali, con base nelle Bermuda. Qualcuno ha prelevato il materiale e lo ha passato al giornale tedesco Süddeutsche Zeitung, che lo ha poi condiviso con «l’International consortium of investigative journalists». È uno schema simile a quello dei «Panama Papers»: la fuga di notizie che, nell’aprile 2016, portò alla luce il sistema di «scatole giuridiche» confezionate dalla studio legale Mossak Fonseca e utilizzate, come minimo, per evadere le tasse. Le prime rivelazioni sono di grande impatto politico, anche se, per ora, non paiono prefigurare alcun tipo di violazione giuridica. La regina Elisabetta ha investito 10 milioni di sterline alle Isole Cayman e alle Bermuda. Abbiamo sempre saputo che la regina è parsimoniosa e a Buckingham Palace tiene la stufetta accesa per economizzare sul riscaldamento. Ma adesso apprendiamo che è anche un’astuta investitrice, tanto da mettere parte delle sue ricchezze in paradisi fiscali all’estero. Cosa che farà storcere il naso a non pochi dei suoi sudditi. Dai Paradise Papers emerge infatti che circa 10 milioni di sterline appartenenti alla fortuna privata della sovrana britannica sono stati investiti in fondi domiciliati a Bermuda e alle isole Cayman attraverso il Ducato di Lancaster, che amministra i 500 milioni di patrimonio privato di Elisabetta.
Economia e Finanza
Occupazione giovanile: caccia al bonus migliore. L’apprendistato fatica a decollare.
Con la legge di Bilancio si amplia il mix di strumenti per favorire nuove assunzioni. Il vecchio incentivo sull’alternanza lascerà il posto allo sconto al 100 per cento dei contributi per chi assume studenti e apprendisti. Un nuovo tassello nel puzzle di incentivi per il lavoro dei giovani. Da gennaio l’esonero contributivo strutturale previsto dal disegno di legge di Bilancio porterà in dote alle imprese che assumono giovani lo sconto del 50% dei contributi per tre anni. Una misura che si affiancherà agli altri incentivi esistenti, come i bonus per l’assunzione di giovani iscritti al programma europeo Youth Guarantee e quello per l’inserimento di giovani e disoccupati nelle Regioni del Sud che dovrebbero essere rifinanziati con una dote complessiva di 500 milioni. Dal test di convenienza realizzato dal Sole 24 Ore sulla platea dei principali bonus assunzione esistenti risulta che è l’apprendistato la formula più conveniente. Fatica però a decollare a causa delle difficoltà burocratiche. In un’era di lavoro mobile, l’investimento sulle competenze deve diventare il caposaldo del nuovo stato sociale. I dati, come sempre, sono più duri della realtà virtuale delle polemiche politiche. Il bonus della decontribuzione non cannibalizza l’incentivo legato ai contratti di apprendistato come invece denuncia da tempo chi in Parlamento è contrario al rifinanziamento delle misure per l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. E’ troppo banale ridurre l’analisi a una competition “monetaria” tra incentivi: l’apprendistato resta di gran lunga lo strumento di maggiore convenienza economica, anche rispetto alla decontribuzione più generosa. Eppure non decolla.
Pensione a 67 anni dal 2019. I sindacati: fuori le donne con figli. Governo e sindacati si sono dati una settimana, da oggi fino a lunedì prossimo, per risolvere problemi che il nostro sistema pensionistico si trascina da anni e che le stesse parti non sono state in grado di risolvere in 13 mesi di trattativa, nonostante fossero indicati nel testo sottoscritto il 28 settembre 2016 dal ministro del Lavoro e dai leader di Cgil, Cisl e Uil. Ora, come ha detto il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, prendendo finalmente in mano il negoziato, si riparte da quel documento, dove, sul punto controverso dell’aggancio dell’età pensionabile all’attesa di vita, si afferma che, pur «mantenendo l’adeguamento» previsto dalla legge, il governo si impegna a «valutare la possibilità di differenziare o superare le attuali forme di adeguamento per alcune categorie di lavoratrici e lavoratori, in modo da tenere conto delle diversità nelle speranze di vita», seguendo del resto le «raccomandazioni del rapporto Ocse». Oggi primo tavolo per decidere chi non rientrerà nell’automatismo. Confermata l’esclusione dei lavori gravosi dallo scatto delle pensioni a 67 anni, il pressing della politica e dei sindacati si concentra sulle donne e su un ammorbidimento del meccanismo che lega l’età del ritiro alle aspettative di vita. I sindacati sono stati convocati su un ordine del giorno minimalista che è stato rispedito al mittente. Le organizzazioni dei lavoratori vogliono tenere al centro del confronto lo scatto che nel 2019 farà aumentare di cinque mesi l’età pensionabile.