Politica interna
Scandalo Consip: arrestato l’imprenditore Romeo. II «gravissimo quadro di possibile infiltrazione criminale» nella gara d’appalto «con il più rilevante importo mai indetto in Europa», pari a circa 2 miliardi e 700 milioni di euro, era arrivato al «massimo livello politico». Parola di Alfredo Romeo, l’imprenditore che voleva conquistare a tutti i costi fette rilevanti di quella immensa torta, riferita dal dirigente della Consip Marco Gasparri che lo stesso Romeo aveva assunto «a libro paga». Una corruzione ammessa dal corrotto, che aggiunge: «Romeo non mi disse chi era il politico o i politici presso i quali era intervenuto, ma mi disse che si trattava del “livello politico più alto”; in proposito mi chiese se io avevo registrato, a seguito di tale suo intervento, un cambiamento di atteggiamento dell’amministratore delegato di Consip nei suoi confronti». In sostanza, per avere un trattamento di favore dalla Centrale d’acquisto per i beni e servizi della pubblica amministrazione, Romeo s’era rivolto alle alte sfere del potere. Non è una posizione facile da tenere, mentre escono le nuove carte dell’inchiesta Consip, ma la linea di Matteo Renzi è evitare con cura ogni polemica. Per la precisione, la scelta è confermare parola per parola la dichiarazione usata domenica sera alla trasmissione Che tempo che fa quando si è parlato del padre Tiziano: «Io sono dalla parte dei magistrati auspicando che le indagini siano rapide». A chi lo ha sentito, prima da Reggio Calabria e poi nel lungo viaggio in macchina verso Roma, l’ex segretario del Pd ha spiegato che nulla è cambiato rispetto a tre giorni fa, che il papà era indagato prima ed è indagato oggi, e sono nella medesima condizione Luca Lotti e il generale Del Sette.
Caos tessere nel Pd. Pacchetti di tessere acquistati in blocco, iscrizioni offerte gratis, adesioni di gente nota nei quartieri per attività ben diverse da quella politica. Come fu per le primarie per il sindaco, a Napoli anche il tesseramento diventa per il Pd una questione imbarazzante. Ce n’è abbastanza per far precipitare da Roma Emanuele Fiano, «osservatore» per le situazioni critiche per conto della presidenza dem, di fatto una sorta di commissario lampo con il compito di spegnere qualunque miccia prima dell’ennesima deflagrazione, in tempi di scissioni e inchieste giudiziarie. ll circolo Pd di Miano, alla periferia nord della città, è stato commissariato dopo la denuncia di Repubblica, ma lo scandalo sul tesseramento colpisce anche il centro storico, il quartiere San Carlo all’Arena, dove spunta una lista di 35 nomi non accettati dal Pd. Una lista che il deputato Emanuele Fiano, inviato in tutta fretta ieri mattina come ispettore, ha detto di essere pronto a consegnare alla magistratura. Nomi sospetti, non accolti nel partito, tra i quali potrebbero annidarsi anche persone legate alla camorra. E Fiano, prima di rientrare in serata a Roma con il “dossier Napoli” nella borsa, loda i vertici del Pd locale: «Gli anticorpi funzionano. Tutte le pre-iscrizioni del circolo di San Carlo all’Arena sono state bloccate fin dal 24 febbraio. La documentazione è a disposizione della Procura della Repubblica se volesse acquisirla per verificare eventuali tentativi di infiltrazioni nel partito. Sul tesseramento a Napoli e provincia abbiamo esaminato cinque casi: Miano, San Carlo e Bagnoli in città, i Comuni di Quarto e Castellammare in provincia. In tutti i casi il Pd metropolitano è intervenuto prima che i fatti divenissero pubblici». Fiano si ferma a Napoli, ma chissà che presto non debba trovare un modo per disinnescare anche le polemiche in Puglia e Sicilia.
Economia e Finanza
Dati Istat. L’economia in crescita dello 0,9% e l’indebitamento netto in calo al 2,4% delle prime stime annuali dell’Istat hanno confermato ieri la relativa solidità delle previsioni governative sul 2016, anno in cui sarebbe migliorato anche il saldo primario (all’1,5% del PII dall’1,4% del 2014) e la pressione fiscale, scesa sotto la soglia del 43% (al 42,9 contro il 43,3 dell’anno prima). L’unico aggregato di finanza pubblica in peggioramento resta il debito pubblico, che avrebbe toccato II record del 132,6%, una crescita di sei decimali sull’anno che tuttavia sembra essersi fermata appena al di sotto delle previsioni europee (132,8% delle winter forecast). Il terzo anno di crescita consecutiva ha consolidato il quadro congiunturale riportando il prodotto interno, misurato in volumi, ai livelli raggiunti nel 2000 ma ancora assai lontano (di circa 132 miliardi a prezzi concatenati, anno di partenza 2010) rispetto ai numeri pre-crisi del 2007. Ripartono gli investimenti fissi, mentre quelli pubblici sono in flessione del 5,5%. Padoan: bene crescita e risanamento, avanti con le riforme. E dalla Ue arriva il primo sì allo split payment. La ricetta del ministro del Tesoro è condensata in tre formule, enunciate ieri in una intervista al Tgl, e che Padoan vuole che siano «riaffermate» anche da questo governo: «Riforme strutturali, sostegno agli investimenti e inclusione sociale». Il dato Istat più importante per il governo è la crescita degli investimenti fissi lordi (+2,9% contro il +2,2% previsto) spinti dal superammortamento e dai bonus edilizi sulle ristrutturazioni. Ma il dato più severo è la caduta degli investimenti pubblici (-5,5%) nell’anno della flessibilità Ue. Sono dati che raccontano due Italie diverse per cultura e capacità operativa, ma anche la necessità di fare le riforme per tutti bene e in fretta Un’Italia privata che vuole correre e cogliere tutte le occasioni possibili per cavalcare la ripresa ancora troppo fragile e un’Italia pubblica che sembra troppo lontana dalle necessità reali del Paese per capire quanto sarebbe utile in questo momento abbandonare le politiche dei veti, soprattutto sul territorio, e mettersi a correre invece tutti insieme. La politica deve smetterla di litigare e deve seguire il percorso delle riforme per il bene del Paese.
Riforme economiche del governo. Dopo 11 tentativi di riforma in 27 anni, dalla legge Bassanini a oggi, decolla una conferenza di servizi tutta nuova, approvata, in attuazione della delega della legge Madia sulla Pa, con il decreto 127/2015.Sono passati 7 mesi dall’entrata in vigore, lo scorso 29 luglio, e si può tentare un primo bilancio del decollo del nuovo strumento che dovrebbe tagliare drasticamente i tempi di approvazione di progetti pubblici e privati, infrastrutturali e industriali. Sulla carta, ci sono in effetti soluzioni che dovrebbero sciogliere molti dei nodi passati: la «conferenza semplificata» (senza riunione) diviene la modalità ordinaria per ridurre nettamente numero e complessità delle “convocazioni”; il silenzio-assenso dovrebbe consentire di superare la trappola della “non decisione” che ha sempre rallentato i processi decisionali; il «rappresentante unico» sarà il solo soggetto abilitato a esprimere definitivamente in modo univoco e vincolante la posizione di tutte le Pa rappresentate; i termini temporali divengono certi, fra 45 e 90 giorni, con il taglio dei tempi morti e del labirinto delle convocazioni il ruolo crescente dell’informatica dematerializza la conferenza. Un primo monitoraggio lo ha svolto l’Ufficio semplificazione del dipartimento Funzione pubblica, responsabile dell’attuazione della norma. II quadro si può riassumere così: dove le amministrazioni locali si sono attivate, dove hanno svolto anche raccolta dati, la conferenza di servizi «modello Madia» sta già funzionando. Intanto, la scissione del Pd sposta decisamente a sinistra il piano del governo sui voucher, i buoni per pagare i lavoratori a ore, che la Cgil vuole cancellare con il referendum. «Penso che vadano usati dalle famiglie per i piccoli lavori e non dalle imprese, che hanno i contratti», dice il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Nel dettaglio dovrebbe funzionare così: per le famiglie, che li usano per pagare colf e badanti, i buoni resterebbero con le regole di adesso, come il tetto di reddito da 7 mila euro l’anno. Le imprese non li potrebbero usare più, ed è questa la grande novità. Anche se ci sarebbero due eccezioni. Una sicura, per l’agricoltura: qui si potrebbero pagare con i buoni solo studenti e pensionati per le attività stagionali, come la vendemmia. L’altra ancora in discussione: i buoni resterebbero utilizzabili dalle aziende senza dipendenti, in sostanza dagli artigiani.
Politica estera
Presidenziali francesi. II candidato della destra all’elezione presidenziale, François Fillon, è stato convocato dai tre giudici istruttori per il prossimo 15 marzo affinché venga messo sotto esame, nell’ambito dell’inchiesta sugli impieghi fittizi della moglie e di due dei suoi cinque figli. Questa è la novità di ieri, importante perché Fillon aveva promesso ai francesi che in questo caso avrebbe ritirato la sua candidatura. Il leader della destra invece è quasi riuscito a seppellire la notizia sotto un clamoroso attacco alla giustizia del suo Paese. Dopo avere annullato una visita programmata da tempo al Salone dell’Agricoltura, Fillon ha chiamato all’improvviso i media nel suo quartier generale, e alle 12 e 30 ha cominciato a leggere la dichiarazione tanto attesa: «Signore e signori, sono convocato il 15 marzo dai giudici istruttori allo scopo di essere indagato (…). Ma non riconosco i fatti che mi vengono contestati. Non ho fatto abuso di soldi pubblici. È un assassinio politico, e in questo modo non assassinano solo me, ma anche l’elezione presidenziale. Mi presenterò davanti ai giudici ma non cedo, non mi arrendo, non mi ritiro. Andrò avanti fino alla fine perché al di là della mia persona, è tutta la democrazia a subire una sfida». Secondo l’opinionista Aldo Cazzullo,lLe presidenziali francesi sono ormai una via di mezzo tra il romanzo balzachiano e la serie tv: un po’ Comédie Humaine, un po’ House of Cards. Per la prima volta, le due forze costitutive della Quinta Repubblica rischiano di non essere rappresentate al ballottaggio per l’Eliseo. La Gauche si è già suicidata eliminati il presidente Hollande e il primo ministro Valls, si è divisa tra due candidati radicali, Hamon e Mélenchon, al momento quarto e quinto nei sondaggi, Ma ieri anche la Droite repubblicana ha fatto un altro passo verso il baratro: François Fillon, vincitore a sorpresa delle primarie, considerato già il presidente in pectore, è sul punto di essere indagato, con l’accusa di aver versato un milione di euro di fondi pubblici alla moglie per non lavorare. Questo significa che Marine Le Pen, per usare un’espressione militare cara a suo padre, ha «una finestra di tiro»: un’opportunità. E’ la tempesta perfetta.
La svolta di Trump. Donald Trump in versione solare. Nel suo primo discorso al Congresso a Camere riunite, abbandona i toni dark, parla perfino di speranza come faceva un certo Barack Obama. «E’ finito il tempo in cui si pensava in piccolo. Le contese meschine sono alle nostre spalle». Legge al teleprompter, non attacca i media, tutti lo trovano presidenziale: è la prima volta a 40 giorni dal suo insediamento. Bandita la parola “carneficina” (di persone uccise dalle gang, o di posti di lavoro maciullati dalla globalizzazione) che aveva usato a ripetizione nell’Inauguration Day. Dietro la novità di stile c’è anche un po’ di sostanza. Trump offre dei “deal”, degli affari, un po’ a tutti: certo alla sua maggioranza repubblicana, ma c’è anche qualcosa per l’opposizione democratica, e per gli alleati europei (sia pure in un discorso dove in 60 minuti la politica estera è quasi del tutto assente).Il Presidente che scende dalle barricate e fa per la prima volta un discorso dai toni davvero presidenziali stupisce il mondo abituato alle sue intemperanze verbali e piace agli americani che hanno seguito in tv il suo discorso e, per la prima volta, lo promuovono nei sondaggi. Piace anche ai repubblicani che fin qui lo avevano applaudito più per paura che per convinzione, mentre ora vedono spazi per il varo di leggi che possono piacere ai loro elettori, a partire dalla riduzione delle tasse per i ceti medi. Anche i democratici si rendono conto che stavolta Trump ha recuperato terreno e lo sfidano sulle cose da fare. Intanto continua la luna di miele tra Trump e Wall Street. Nonostante nel suo primo discorso al Congresso l’inquilino della Casa Bianca non abbia fornito i dettagli che in molti si attendevano sul tema più atteso: la politica fiscale, la Borsa americana ha continuato nella sua corsa al rialzo aggiornando i suoi massimi storici.