Politica interna
Manovre Pd e voto anticipato. L’ex premier Matteo Renzi, dopo mesi di stallo e di attese, avrebbe deciso una linea politica e un’agenda complementare. La prima scadenza sarebbe domani: dimissioni da segretario del Pd, in modo da aprire una stagione congressuale immediata, che dovrebbe durare sino a fine marzo, per poi andare a votare la nuova segreteria ad aprile. Non è ancora chiaro se si procederà in un turno unico o in due tornate, quello che è certo è che Renzi conta di riconfermare la sua leadership. Questo calendario servirebbe a districare le questioni interne al Pd e ribadire i rapporti di forza, in vista poi di un voto anticipato. Gianni Cuperlo richiama tutti al rispetto delle regole: “Spero in una direzione che scelga la rotta… Fissiamo regole civili e abbandoniamo i signori delle tessere al loro destino”. Intanto sull’ipotesi voto anticipato inteviene anche Silvio Berlusconi: “È importante, anzi è essenziale, che gli italiani possano tornare al voto al più presto, e scegliere finalmente da chi vogliono essere governati. L’ultima volta che questo è accaduto è stato nel 2008, con il governo Berlusconi. Ma occorre ragionevolezza, è meglio impiegare due-tre mesi in più ed arrivare al voto con una legge elettorale che funzioni, piuttosto che votare subito in una situazione come l’attuale, senza aver neppure armonizzato i sistemi elettorali di Senato e Camera, come ha giustamente chiesto il Capo dello Stato”.
Roma. Emerge un nuovo spezzone della conversazione tra l’assessore Berdini e il cronista de La Stampa Federico Capurso. Solo nove secondi, nei quali però Paolo Berdini ammette esplicitamente di sapere che sta parlando con un giornalista e spiega al cronista che può usare in forma anonima le sue dichiarazioni sulla presunta relazione tra Salvatore Romeo e Virginia Raggi. L’audio è stato pubblicato ieri sulla pagina Facebook di Mattia Feltri, giornalista proprio de La Stampa. Una risposta esplicita alle parole di Berdini, che nei giorni scorsi ha sostenuto versioni contraddittorie, negando di sapere che stesse parlando con un cronista. Sulle vicissitudini della giunta Raggi, interviene anche l’ex sindaco Marino: “Lo dico con rispetto ma finora mi sembra che non sia emersa neppure un’idea di città. E neanche una sola idea su come affrontare i dossier più importanti: sviluppo urbanistico, rifiuti, traffico, stadio proposto dalla Roma, aiuto al sociale e ai più deboli. Sei mesi purtroppo caratterizzati dal nulla”. Secondo Marino però non è un caso che nessuno, nè da destra nè da sinistra, chieda in modo convinto le dimissioni della sindaca: i partiti non affondano “anzitutto perché a loro di risolvere i problemi di Roma non interessa. Ma soprattutto perché l’esperienza dei Cinque Stelle a Roma è un tale imbarazzo nazionale e internazionale che diventa funzionale a dimostrare che sono inadatti a guidare il Paese”.
Politica estera
Trump, stretta su clandestini e Libia. L’amministrazione Trump inaugura una nuova crociata contro gli immigrati clandestini, attraverso una nuova serie di retate nelle grandi città. Agenti mobilitati attraverso il decreto della Casa Bianca che allarga le priorità per le deportazioni a infrazioni minori e accuse non ancora provate, incluso il ricorso a fasulli documenti di identità quali i numeri di social security, le cifre identificative necessarie all’impiego, “crimine” che riguarda molti degli oltre undici milioni di immigrati illegali negli Stati Uniti. Intanto è pronta la riscrittura dell’ordine esecutivo che sospende l’immigrazione negli Usa di persone provenienti da paesi a rischio di terrorismo dopo la bocciatura dei giudici. La riscrittura sarebbe una sorta di ammissione di superficialità nella redazione del primo decreto e strumento certamente più rapido rispetto all’iter giudiziario che inizialmente Trump sembrava intenzionato a percorrere per ribaltare gli stop alla legge. Sul fronte della politica estera, l’ambasciatrice americana Nikki Haley boccia la designazione di Salam Fayyad come inviato speciale Onu per la Libia. Una mossa che indebolisce l’autorevolezza del Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, in carica da gennaio, spezza l’unanimità raggiunta sul nome di Fayyad dai 15 membri del Consiglio di Sicurezza e complica il già difficile negoziato tra le fazioni libiche. Intanto la Nbce rilancia l’indiscrezione di una prossima estradizione di Snowden da Mosca.
Attacco hacker alla Farnesina. Dopo la rivelazione del The Guardian, ripresa poi anche dal Corriere della Sera, secondo cui alcuni hacker russi avrebbero violato il sistema informatico del Ministero degli Esteri nel 2016, arrivano le rassicurazioni da parte del ministro Alfano: “Il sistema di crittografia utilizzato dai diplomatici italiani per scambiare le informazioni più delicate non è stato colpito”. Intanto Mosca smentisce ogni accusa, sostenendo che si tratta dell’ennesima “campagna mediatica contro di noi”. La Procura di Roma ha aperto una inchiesta contro ignoti per spionaggio politico e militare, e secondo indiscrezioni, avrebbe chiesto due rogatorie internazionali, una delle quali rivolta alla Germania. Alla fine del 2016 l’Italia era nella rosa dei Paesi con la più alta percentuale di utenti colpiti da programmi malevoli (29 per cento, quarto posto nel mondo); tra i Paesi occidentali più colpiti da ransomware e tra quelli con più computer infettati da botnet. Eppure, nel Belpaese, ad avere visibilità sono ancora solo gli attacchi di natura istituzionale. Nel 2016 sono diventati di dominio pubblico una cinquantina di azioni contro obiettivi italiani, perlopiù di matrice hacktivista.
Economia e finanza
Debito e manovra. Ottimo il risultato per il 2016 sul fronte della spesa per interessi sul debito pubblico. Secondo le prime stime, contabilizzate per competenza, queste uscite si sono fermate a 66,5 miliardi, con un risparmi del Tesoro da 17 miliardi rispetto al 2012 e di 47,5 miliardi cumulati nell’ultimo quadriennio. Il calo del 4% degli oneri per interessi tra 2015 e 2016 era già stato evidenziato dal ministro Padoan nella lettera inviata il 1 febbraio scorso al vicepresidente Valdis Dombrovskis e al commissario Pierre Moscoviti, nella quale di sottolineava anche la riduzione del costo marginale all’emissione, caduto del 21% dallo 0,7% nel 2015 allo 0.55% nel 2016. La dinamica della minor spesa per interessi fa ben sperare in prospettiva, visto che quest’anno le esigenze di finanziamento saranno superiori. Intanto i tecnici del Governo continuano a lavorare al menù delle misure per la manovrina correttiva da 0,2 punti di Pil (circa 34 miliardi) chiesta dalla Ue. Tra le opzioni c’è quella del varo di un decreto entro la fine di febbraio per recuperare almeno 1,6-2 miliardi, attraverso aumenti accise e tagli di spesa, anche se il fronte dei renziani punta ad una alternativa: tassa sul gioco per evitare di toccare le accise.
Provvedimenti Governo Gentiloni. Dopo la prima fase emergenziale, dalle prossime settimane sarà la volta per il Governo Gentiloni di provvedimenti più a medio – lungo spettro (dl immigrazione e sicurezza urbana ad esempio), prima di affrontare il tema della manovra per far fronte alla richiesta di aggiustamento del rapporto debito Pil da parte di Bruxelles. Ma c’è anche tutta la partita previdenziale, con il processo di attuazione delle misure sull’Anticipo pensionistico (Ape) previste dall’ultima legge di Bilancio. Tra i fronti aperti, c’è pure quello sui voucher, su cui incombe anche il referendum. Per non dimenticare la riforma Madia: dopo la sentenza della Corte Costituzionale contro la riforma Madia, il compromesso tra governo e Regioni sul decreti partecipate prevede uno slittamento dei tempi. Si allunga quindi di tre mesi, dal 23 marzo al 23 giugno, il termine per stilare l’elenco delle partecipate pubbliche da sopprimere, secondo il testo presentato al prossimo Consiglio dei Ministri. Mentre sembra destinato a rimanere fermo il tetto di un milione per il fatturato medio nell’arco dell’ultimo triennio delle aziende: prima in Parlamento, e poi negli incontri con la Conferenza delle Regioni, era stato chiesto di scendere a 500.000 euro. Allo studio infine un progetto per un brand unico del made in Italy da apporre sulla confezione dei prodotti alimentari nazionali per combattere la contraffazione, e che potrebbe poi essere esteso anche ad altri settori. II marchio è solo una delle iniziative sulle quali si poggiano le speranze dell’industria alimentare di far fronte a una fase del tutto nuova nella quale non basta combattere all’estero l’italian sounding e tentare di aumentare l’export ma si deve anche rispondere ai profondi mutamenti dei gusti e delle aspettative del consumatore.