Politica interna
Pd. L’ipotesi delle primarie il 9 aprile sono l’ennesimo schiaffo dell’ex premier ai suoi oppositori, secondo il governatore della Puglia e candidato alla segreteria Michele Emiliano: “Renzi ha paura di perdere, però tutti coloro che hanno fatto appelli contro la scissione, a cominciare da Romano Prodi, il fondatore del Pd, lo convincano a rendere congresso e primarie una bella pagina”. Emiliano avrebbe confidato che, in caso di nuove forzature da parte di Renzi, non esiterebbe a procedere con le carte bollate. Concorda Pierluigi Bersani, che ritiene che in questa fase come le intenzioni di Matteo Renzi siano quelle di forzare ulteriormente, portando il Pd alle primarie entro aprile, con la prospettiva di un voto già a giugno. I sospetti sono accentuati dalla fretta del segretario uscente di chiudere i giochi il prima possibile; e dalla difesa d’ufficio, ma non sempre convinta, del governo di Paolo Gentiloni che ieri ha rivendicato un lavoro “con grande determinazione, forza e sicurezza”: quasi volesse divincolarsi da un’immagine di precarietà, trasmessa anche dal Pd. Intanto la candidatura alla segreteria del Pd del ministro della Giustizia Orlando apre di fatto i giochi del congresso.
Riforma elettorale. Si intreccia la vicenda della scissione del Pd con la riforma della legge elettorale. La minoranza bersaniana, che a lungo aveva invocato il ritorno al Mattarellum come antidoto all’Italicum, ora, dopo la scissione, ha interessi diversi, ovvero evitare sia soglie troppo alte che la tagliebbe fuori dal nuovo Parlamento, sia collegi uninominali che la costringerebbe a una coalizione impossibile con il Pd aguida Renzi lasciato proprio perché a guida Renzi. La soluzione che salvi il maggioritario appare ora quindi molto più complessa: il nuovo gruppo in Senato (bastano 10 senatori) è sufficiente infatti a bloccare qualsiasi legge. A questo punto solo un accordo tra Pd e FI per uniformare i due Consultellum potrebbe avere i numeri sufficienti. E prorpio Forza Italia ieri ha ufficialmente depositato una proposta in commissione Affari costituzionali. La illustra Renato Brunetta: “Noi abbiamo fatto la nostra proposta, non abbiamo la verità in tasca né pensiamo di essere i monopolisti del voto parlamentare. Si è sempre detto che sulla legge elettorale sarà il Parlamento a decidere. Pensiamo che sia necessario confrontarci con tutti i partiti e gruppi parlamentari, a partire dalla sentenza della Corte Costituzionale”.
Politica estera
USA. In una intervista rilasciata ieri alla Reuters, il presidente USA Donald Trump ha dichiarato che gli Stati Uniti sono indietro rispetto alla Russia e rispetto alle proprie possibilità nella corsa al nucleare. Il presidente si è detto “molto arrabbiato” per i test della Corea del Nord e ha confermato come una delle strategie per contrastare la minaccia di Pyongyang sia quella di accelerare la realizzazione di un sistema di difesa missilistico per gli alleati nella regione. Intanto continuano i provvedimenti controversi in politica interna: revocate da ultimo le direttive antidiscriminazione verso gli studenti transgender, che permettevano l’uso di spogliatoi e bagni base alla propria identità di genere e non al sesso di nascita. La decisione è stata trasmessa agli istituti in una lettera di due pagine dei dipartimenti di Giustizia e Istruzione in cui si parla di “confusione legale e giuridica” causata dall’emanazione delle linee guida obamiane causa del proliferare di numerose cause giudiziarie. La decisione ha provocato la reazione del ministro dell’istruzione Betty Devos, che si è schierata contro fino all’ultimo. Durissima è stata la condanna della comunità Lgbt.
Isis. Ieri le forze governative irachene hanno riconquistato l’aeroporto internazionale di Mosul, con un blitz forze decisivo ai danni degli invasori jihadisti. Secondo le testimonianze raccolte dal canale televisivo Al Iraqiya, i combattimenti sono proseguiti per diverse ore, fino a quando gli uomini del colonnello delle forze dell’antiterrorismo Muntadhar Salem hanno conquistato gli edifici dello scalo, spingendosi quindi nella base militare di Al Ghazlani, che resta ancora per metà sotto il controllo dell’Isis. I militari hanno anche circondato le mura di Ead Habah, 35 km a sud-ovest di Mosul, località nella quale si troverebbe l’arsenale bellico del sedicente Califfato Islamico in Iraq. L’offensiva dell’esercito iracheno è partita domenica e avrebbe provocato la morte di una ventina di jihadisti: decisivi i bombardamenti aerei da parte delle forze di coalizione guidate dagli USA: le truppe di Baghdad hanno anche ripreso l’autostada meridionale eun villaggio vicino ai sobborghi occidentali, oltre alla base militare di al-Ghazlani.
Economia e finanza
Riforma Pa e Milleproroghe. Entra nel vivo la riforma della pubblica amministrazione con l’approvazione ieri in Consiglio dei Ministri dei due decreti sul pubblico impiego e sulla valutazione dei dipendenti. “Il governo prosegue nel suo cammino e lo fa con decisioni molto rilevanti – sottolineail premier Paolo Gentiloni al termine del Consiglio dei ministri, rivolgendosi sia al dibattito italiano sia «ai nostri amici a Bruxelles» -, ed è chiaro che le operazioni che dobbiamo fare nelle prossime settimane, in particolare con il Def, con la prospettiva che ci aspetta richiedono un’ulteriore accelerazione del ritmo delle riforme”. Sempre ieri l’Aula di Montecitorio ha approvato definitivamente il decreto omnibus di fine anno. II Milleproroghe differisce fino a giugno la cosiddetta “Dis-coli”, l’indennità di disoccupazione per i collaboratori coordinati e continuativi e, sulle pensioni, blocca la restituzione dello 0,1% dell’inflazione calcolata sul 2015 da parte dei pensionati. Fino al 3 dicembre 2017, poi, ci sarà tempo per l’adeguamento alle regole antincendio per alberghi con più di 25 posti letto, nonché per la messa a norma di scuole e asili. Più tempo anche per il regime fiscale agevolato per il rientro dei cervelli dall’estero. Intanto polemiche politiche sui dati Inps: lo scorso anno nel settore privato i nuovi contratti a tempo indeterminato sono diminuiti del 37% (-763 mila) rispetto al 2015, ma complessivamente, nell’ultimo biennio, la differenza tra tutte le assunzioni (5,8 milioni + 460 mila stabilizzazioni) e le cessazioni dal lavoro è positiva di quasi un milione. Soddisfatto Poletti, dure le opposizioni.
Unicredit. Si è conclusa ieri la principale fase dell’aumento di capitale di Unicredit: en plein sfiorato, con soli 30 milioni che mancano all’appello per arrivare alla cifra di 13 miliardi richiesti dal mercato. Strada quindi tutta in discesa, ormai: i diritti non esercitati, pari a 469.645 unità, saranno offerti in Borsa da lunedì al 3 marzo prossimi, salvo (probabile) chiusura anticipata dell’offerta. Diversi investitori hanno iniziato a posizionarsi dentro al capitale della banca già nei mesi scorsi proprio per prenotare i diritti di un aumento che rumor di Borsa davano per necessario già dall’estate scorsa, all’indomani dell’arrivo di Jean Pierre Mustier alla guida della banca. L’operazione è un segnale forte per tutto il sistema. Se infatti per UniCredit si tratta della svolta definitiva, anche se sarebbe bene interrogarsi su come sia stato possibile cumulare negli anni così tanti crediti in sofferenza, è importante segnalare le conseguenze positive per l’intero sistema bancario italiano. Senza bisogno dell’intervento dello Stato, unagrande banca italiana ha trovato sul mercato 13 miliardi di capitale sulla base di un piano giudicato credibile e mantenendo, seppure con un perimetro ridotto, la presenza paneuropea in 14 Paesi europei ed extra Ue (Turchia e Russia). Un elemento di forza per le imprese italiane, che beneficeranno della ritrovata forza creditizia del gruppo.