Politica interna
Dp – Il “nuovo inizio” per la sinistra ex pd è nel cuore di Testaccio. Dalla scissione nasce Articolo 1 – Movimento Democratici e progressisti con riferimento alla Costituzione. Le prime battaglie per “arrestare la deriva neocentrista di Renzi” saranno il referendum contro i voucher e lo ius soli. A lanciare il nuovo soggetto Speranza, Rossi e Scotto. Quest’area dovrebbe trovare un’intesa con il “Campo progressista” dell’ex sindaco di Milano Pisapia. “Grandi ambizioni, non staremo nella ridotta”. Speranza: ricucire la frattura Jobs Act. Errani lascia il Pd. Walter Veltroni: “La divisione della sinistra apre la porta al populismo, a rischio democrazia e Ue. Se si votasse ora non andremmo noi al governo: 5Stelle e destra hanno più consensi”. Sui vitalizi Matteo Renzi accetta la sfida dei Cinque Stelle: siamo pronti al confronto. Alfano tenta aprirsi un’opzione alternativa guardando alla sua area di provenienza. I rapporti con Berlusconi restano cordiali, ma la reazione di Forza Italia alla sua proposta è tranchant: c’è poca voglia di ricucire con l’ex compagno di partito e ritrovarsi in un rassemblement di moderati.
Immigrazione clandestina – Il ministro dell’Interno Marco Minniti prevede di spedire a casa loro gli irregolari in fretta, riducendo i tempi d’attesa per la risposta sul diritto o meno dei richiedenti asilo da 2 anni a 6 mesi (assume 250 specialisti); nell’attesa della risposta, per evitare tensioni e degenerazioni parassitarie, far lavorare “volontariamente e gratis” i presunti profughi, così che non bighellonino più suscitando disprezzo e rabbia. Trattative con i Paesi rapide perché li riprendano. Ancora: necessità di “tenere in sicurezza, custoditi in piccoli centri di rimpatrio” senza che se ne vadano in giro a seminare grane e magari bombe, quelli tra i non-profughi, dunque clandestini, che hanno tendenza al radicalismo islamico. Più in grande: necessità di chiudere i confini meridionali della Libia per bloccare il transito dei migranti e dei terroristi, colpendo così insieme Isis e scafisti.
Politica estera
Terrorismo – Paura ieri pomeriggio ad Heidelberg, nel Sud-Ovest della Germania, dove un uomo è piombato con un’auto sulla folla, ferendo tre persone, una delle quali è morta in seguito in ospedale, e si è dato subito dopo alla fuga con un coltello tra le mani, finché gli agenti non lo hanno bloccato a colpi di arma da fuoco. Ignote le cause del gesto: secondo la polizia non ci sono al momento indizi che facciano pensare a un movente terroristico. La tragedia è avvenuta poco prima delle 16 su Bismarckplatz, una delle piazze più frequentate di Heidelberg, nel Sud-Ovest della Germania.
Calexit – La resistenza a Donald Trump ha assunto uno spessore assai profondo, e la California, davanti all’impotenza parlamentare dei democratici, è diventata la sua avanguardia. “Noi – è il ragionamento – guidiamo l’economia e l’innovazione degli Usa: perché dovremmo farci governare dai minatori della West V’nginia?”. Così una strana alleanza che unisce hippy e nerd, liberal sanderisti e arcigni conservatori, si è appassionata all’idea della “Calexit”, ossia la versione americana della Brexit con l’uscita della California dagli Usa. E’ ragionevole prevedere che non avverrà mai, perché è difficile sul piano legale e non conviene a nessuno su quello pratico. Secondo un sondaggio della Reuters, però, un cittadino su tre vorrebbe l’indipendenza, e il movimento che la promuove spera di poter tenere un primo referendum già l’anno prossimo.
Economia e finanza
Welfare – “Sto girando e continuerò a farlo. Ora che mi sono dimesso da tutto sono un uomo libero. Sono stato a San Francisco ma anche a Scampia e lunedì andrò a Cernusco sul Naviglio”, dice Matteo Renzi in un colloquio con il Messaggero. “Ora è il momento di riscrivere il welfare”, dice, ma “la risposta non è una rendita universale”. “Fermare l’innovazione è assurdo, ma è giunta l’ora di affrontare la perdita di posti. Non penso al reddito ma al lavoro di cittadinanza. Sì alla web tax”. Sul fronte pensioni, intanto, si studia un assegno minimo di garanzia per i giovani precari. Ne discuteranno governo e sindacati il prossimo 23 marzo, inaugurando la “fase due” del tavolo sulle pensioni. Ma c’è già una proposta che prevede una “pensione di base” per tutti di 442 euro (rivalutabili), “finanziata dalla fiscalità generale”, a patto di avere almeno 15 anni di contributi versati. Lo scopo è garantire “una vecchiaia serena” alla classe ’80 e dintorni, grazie a un tasso di sostituzione “non inferiore al 60%”: una pensione cioè almeno pari al 60% dell’ultimo stipendio. “I dipendenti pubblici potranno avere uno sconto sull’abbonamento ai mezzi pubblici, oppure una riduzione del contributo da pagare per la mensa scolastica, o ancora una tariffa più bassa per la piscina comunale dei figli”, annuncia infine il sottosegretario alla Pubblica amministrazione Angelo Rughetti.
Riforme – Il rapporto della Commissione Ue fornisce una radiografia dettagliata dell’economia italiana a metà del guado. Bruxelles riconosce i passi avanti su lavoro, giustizia civile, processo di bilancio e governance bancaria. Ma mette in luce anche ciò che resta da fare per completare le riforme avviate e adottarne di nuove. La produttività è il tallone d’Achille della ripresa: burocrazia e fisco frenano le imprese. Il ministro dell’Economia si è reso conto che a Bruxelles il no al referendum ha lasciato il segno, ha rappresentato un colpo all’immagine di un’Italia proiettata su un cambiamento accelerato e da quelle parti la possibile “gelata” delle riforme strutturali fa paura, molta più paura di un punto di Pil in più o in meno. “Il nostro problema – ha spiegato Pier Carlo Padoan ai suoi collaboratori – non è tanto la correzione di aprile, ma se siamo in grado di ripartire con una strategia di riforme incisive”. L’occasione per farlo, secondo lui, è il Def, il Documento di economia e finanza, che dovrà avere un profilo ambizioso e riformatore e che dovrà essere completato entro il 30 aprile. “Andiamo avanti su privatizzazioni e sgravi”.