Politica interna
L’Italicum e il Pd – Entra nel vivo il percorso della nuova legge elettorale alla Camera: ieri è iniziata la discussione mentre oggi sono in programma le prime due votazioni, sulle quali il governo ha deciso di non porre la fiducia. Matteo Renzi, nella doppia veste di premier e segretario Pd, precetta i suoi e prova a ricompattarli con una lettera-appello in cui evoca tre spettri del populismo: Marine Le Pen, Beppe Grillo e Matteo Salvini. Il Pd, scrive Renzi, fa da argine ha queste tre figure e a ciò che rappresentano grazie alla scelta di fare le riforme. Per questo invita i deputati a mandare avanti l’Italicum perché «ne va della dignità del partito». Risponde in polemica con le parole del premier l’area Cuperlo: la dignità rappresenta un concetto profondo ed è offensivo usarlo a fini di polemica interna, dicono i dissidenti.
L’Italicum e Forza Italia – La linea di Silvio Berlusconi è chiara: sull’Italicum il suo partito voterà no. Renato Brunetta è sicuro che non ci sarà alcun soccorso azzurro per Matteo Renzi e, per cambiare o affossare la legge, è pronto a chiedere il voto segreto ogni volta che sarà possibile. L’ipotesi che la quindicina di deputati fedeli a Denis Verdini e nostalgici del patto del Nazareno voti assieme al Pd c’è, ma alla vigilia della votazione tutti escludono spaccature e giurano fedeltà. Da Forza Italia dunque non dovrebbero arrivare sorprese, anche se nel partito dell’ex Cavaliere ormai si vive alla giornata. Non solo per quanto riguarda le riforme, ma anche sul fronte delle prossime Regionali: sono ancora da chiudere le liste in Puglia e pure in altre aree “sensibili”, come la Toscana e la Campania.
Politica estera
Emergenza immigrazione – In occasione della visita nel nostro Paese di Ban Ki-moon, il premier Renzi ha voluto che il segretario generale dell’Onu vedesse di persona le operazioni che eseguiamo in mare e l’ha ospitato a bordo della nave San Giusto in pattugliamento nel canale di Sicilia. Con loro anche Federica Mogherini, Alto rappresentante Ue per la politica estera. Ban ha invitato le nostre autorità a concentrarsi soprattutto sul salvataggio di vite umane e si è chiaramente dichiarato contrario a ogni tipo di intervento militare. Più che su azioni di forza contro gli scafisti, il segretario delle Nazioni Unite punta sulla necessità di proseguire gli sforzi per stabilizzare la Libia.
Libia – L’inviato dell’Onu Bernardino Leon ieri ha distribuito ai negoziatori libici la bozza definitiva dell’Accordo Politico per la Libia che dovrebbe creare un governo di unità nazionale e ridisegnare il Paese post-Gheddafi. Le 16 pagine del documento contengono una premessa di impegni già concordati dalle parti e un elenco di articoli che regolano la formazione del nuovo governo. Confermata la creazione del “Consiglio Presidenziale” composto dal primo ministro, da due vicepremier e da altri due ministri. L’istituzione dovrà rispettare le diverse regioni e le diverse etnie del Paese.
Economia e Finanza
Grecia – Alexis Tsipras ha deciso di rimpastare il team che conduce le trattative con l’ex Troika per accelerare i negoziati: dimezzati i poteri del vulcanico ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, pesantemente contestato dagli omologhi europei all’ultimo Eurogruppo di Riga. Il nuovo coordinatore sarà il viceministro delle Relazioni internazionali, Euclid Tsakalotos, con al suo fianco il presidente del consiglio economico, Giorgios Houliarakis. Domani ci dovrebbe essere un incontro tra le parti, preceduto ieri da un conference call tra il team di Atene e il Brussels Group. Intanto, fa sapere una fonte governativa, la squadra di negoziatori greci starebbe lavorando a una bozza di manovra contenente interventi di bilancio, sull’evasione e sulla pubblica amministrazione, pensata per raggiungere un’intesa con i creditori.
Spagna – Il governo Rajoy rivede al rialzo le sue previsioni e stima che il Paese quest’anno crescerà del 2,9%. Si tratterebbe dell’aumento di Pil più alto della zona euro dopo l’Irlanda, quattro volte quello che spera di centrare l’Italia. Può essere che il premier spagnolo sia mosso da eccessivo ottimismo in vista delle imminenti amministrative, ma è certo che l’economia iberica, dopo anni di crisi, ha ricominciato a crescere. Tanto che la Spagna restituirà in anticipo parte dei 41 miliardi di prestiti chiesti nel 2012 all’Unione per evitare il default dei maggiori istituti di credito.