Volevano uccidere il Papa copto, a tre settimane dall’arrivo del Papa cattolico. L’Isis alza al massimo livello la sua guerra in Egitto contro i cristiani, cerca di destabilizzare il presidente Al-Sisi, punta a rafforzare e ad allargare la sua presenza nel Sinai proprio mentre a Raqqa e a Mosul è sempre più vicino alla sconfitta. I jihadisti hanno colpito nel cuore della terra copta, nel Delta del Nilo, massacrato 47 fedeli durante la messa della Domenica delle Palme. Prima a Tanta, città a metà strada fra il Cairo e Alessandria, dove un kamikaze è riuscito a entrare nella chiesa di San Giorgio e si è fatto esplodere. Poi nella cattedrale dove celebrava la funzione lo stesso Tawadros II. «Tutto procede come da programma». In serata il portavoce vaticano Greg Burke dice che, nonostante gli attentati di ieri, la visita del Papa in Egitto a fine aprile resta confermata. Per il Vaticano non c’è un collegamento diretto fra gli attentati e la visita papale. O almeno, questa è la linea che la Santa Sede ha sposato. Anche per abbassare i toni. E Israele si prepara ad una Pasqua di terrore. Ieri l’orribile fantasma si è presentato di nuovo, stavolta ai confini, in Egitto, Netanyahu ha subito condannato la strage di cristiani copti, e promesso, come già avviene, un’alleanza contro il terrore.