Diletta Capissi
Con il concerto Luce del Sud di Franco Battito, accompagnato dall’Electric Band e dagli archi della Symphony Orchestra, diretti da Carlo Guaitoli, si è alzato il sipario sulla decima edizione del Napoli Teatro Festival Italia, diretta da Ruggero Cappuccio. Nel corso del festival si alternano i testi e le incursioni poetiche di Ingeborg Bachmann, Giambattista Vico, Auden recitati da Imma Villa, Mimmo Borrelli, Fabrizio Gifuni e le suggestioni visive dell’artista Antonio Biasiucci, in uno dei più belli scenari scelti per dare inizio al ricco programma di quest’anno. Un bagno di folla per l’inaugurazione: “Con Franco Battiato in Piazza Plebiscito – sottolinea Cappuccio – non solo per fare un concerto ma perché Battiato è un poeta che ha scelto di attivare la sua poesia attraverso la forma canzone, e la piazza era la cornice giusta”. Ma questa piazza così gremita e così varia, abitata da tanti giovani, gente comune, fans di Battiato, mescolati anche ad artisti, attori, attrici, direttori dei teatri napoletani, registi, giornalisti, ecc, controllata dalle forze dell’ordine dopo gli ultimi avvenimenti di Londra, per alcuni minuti non è stata più una piazza reale ma è diventata virtuale, come un post di Facebook. Intollerante nei confronti delle Istituzioni, rappresentate dal Presidente Vincenzo De Luca. Al suo nome, infatti, si è alzato un boato di fischi che ha coperto il breve saluto inaugurale e di commemorazione delle vittime del terrorismo di Londra e di Manchester che avrebbero richiesto un minuto di silenzio e di solidarietà, senza dimenticarsi che quella paura è così vicina a noi. Poi la pancia di quelli accorsi solo per ascoltare il concerto di Battiato, refrattaria alle riflessioni, è esplosa in modo irrefrenabile e chiassosa. Si va al concerto, per cantare e sopraffare con i ritornelli la voce dell’artista, a suon di selfie, di foto, riprese video, live, in diretta dalla piazza, insieme o in compagnia, ciascuno ha in mano un cellulare e non lo abbandona mai.
E così il filo conduttore che muove la regia del direttore artistico, di Ruggero Cappuccio e che riguarda “la memoria e la sua trasmissione, intesa come trasmissione del sapere”, non riesce a scorrere. Ma al direttore artistico interessa anche far sapere giustamente che 800 sedie sono riservate ai rappresentanti di 28 associazioni cittadine impegnate nel sociale, dal Carcere di Nisida alle donne vittime di violenza, dalla Caritas alla Comunità di Sant’Egidio, dall’Avog di Scampia alla Dedalus che si occupa di emigrazione e alla Paranza della Sanità. “Tutti gli altri potranno accomodarsi intorno e riempire la piazza che per noi sarà un luogo simbolico”. “Gli emarginati mi stanno a cuore perché soffrono, sono degli amplificatori del malessere sociale – ha infatti dichiarato in una intervista pubblicata su Il Dubbio – sono dei sintomi. Gli emarginati sono il dolore di una società che non funziona. E’ inconcepibile che in una società globalizzata come l’attuale, nella quale la ricchezza viene distrutta, possiamo consentirci di avere il lusso di tanta povertà..”
E l’applauso della piazza reale – che però si comporta come quella virtuale – per il direttore artistico arriva forte e preciso quando annuncia che “il costo del biglietto quest’anno per assistere agli spettacoli è di soli 8 euro e di 5 per gli under 30 e over 65 anni, mentre il concerto è gratuito”. E l’altro aspetto che guida il direttore artistico del NTFI e che prova a sperimentare nel concerto di Battiato “é l’abbattimento dei diaframmi pretestuosi tra le arti, la rinuncia alla fissazione di pensare che la pittura e la fotografia siano una cosa e la musica un’altra, o che la letteratura e il teatro siano un’altra ancora. Tutta la storia dell’arte di questo pianeta ci dimostra che queste cose sono fatte per vivere armonicamente”.
“Napoli – sottolinea ancora Cappuccio – è la terra di Vico, di Croce, di Caccioppoli, di Roberto De Simone, e di tanti ancora. Non esiste altro luogo al mondo in cui autori di altissimo livello sono stati anche indimenticabili attori, come Viviani, Eduardo, Petito. È il Teatro che contiene i Teatri. La decima edizione del Festival sarà un viaggio intorno alle culture teatrali di Napoli, dell’Italia e del mondo, una ricerca della necessità di consapevolezza che presiede all’arte della scena. Per approfondire quanto il valore del sapere antico trovi la sua più affascinante gemmazione nella instancabile capacità di rinnovamento e di rinascita”.
Il Festival, organizzato dalla Fondazione Campania dei Festival, presieduta da Luigi Grispello, proseguirà fino al 10 luglio, con 36 giorni di programmazione e 155 appuntamenti che si rappresenteranno in 40 spazi della regione, 57 saranno gli spettacoli – tra prosa e danza – 43 i concerti, 10 i laboratori sulle Arti Sceniche, distribuiti in undici sezioni. Molti i debutti, in prima assoluta a partire da quelli di Angelica Liddell, Dimitris Papaioannou, Jan Fabre. Undici sezioni costruite sulle nuove creazioni di tantissimi autori, registi, attori, musicisti, da Roberto Andò, a Luca Barbareschi, Stefano Massini, Alessandro Preziosi, Fabrizio Gifuni, Luca Zingaretti, Alfonso Santagata, Antonio Capuano, Enzo Moscato, Cristina Comencini, Lina Prosa, Mimmo Borrelli, Roberto Herlitzka, Andrea Renzi, Enzo Avitabile, Peppe Servillo, i Solis String Quartet, l’Orchestra di Piazza Vittorio, Ambrogio Sparagna, l’Ensemble Berlin, Licia Maglietta, Luciano Saltarelli, Andrea De Rosa, Cristina Donadio, Martina Carpi, Giacinto Palmarini, Paolo Coletta, Giuseppe Sollazzo, Pino Carbone, Ascanio Celestini, Ennio Fantastichini, Iaia Forte, Antonella Stefanucci, Laura Curino, Simone Derai, Rosalba Di Girolamo, Gea Martire, Teresa Saponangelo, Fulvio Cauteruccio, Sara Bertelà, Massimo Luconi, Rocco Papaleo, Mario Gelardi, Renato Salvetti, Angela Pagano, Andrej Longo, Marcello Cotugno, Gennaro Cimmino, Marcello Colasurdo, Elena Bucci, solo per fare qualche esempio.
E poi spazio alla formazione, che sintetizza uno dei nodi centrali del Festival Italia ovvero l’incontro tra i maestri e i giovani talenti, tra i linguaggi e le generazioni: Eimuntas Nekrosius, Peter Brook e Marie-Hélène Estienne, Tomi Janežič, a Napoli per condividere la loro arte con giovani artisti della regione. Ed ancora Bruno Leone, Maurizio Capone, Laura Curino, Elena Bucci, Enzo Marangelo, Andrea Renzi, Spiro Scimone e Francesco Sframeli avvieranno qui i loro laboratori con giovani allievi italiani e stranieri (saranno 190 in tutto) così da favorire “il vitale corto circuito tra saperi provenienti da mondi diversi”.
Allora godiamoci il Napoli Teatro Festival per 36 giorni!