“Solo 20 deputati in Aula per la discussione della legge sul fine vita. I paletti di Ncd: togliere acqua e cibo al malato significa eutanasia”. «Che tristezza». A Donata Lenzi, dem, relatrice della legge sul fine vita, scappa un sospiro di delusione davanti all’aula di Montecitorio praticamente vuota. Ventidue i presenti a inizio seduta, a presiedere Roberto Giachetti che prova a spiegare, mentre sui social si scatenano i commenti sul deserto parlamentare: «È una cosa che si verifica sempre in occasione delle discussioni generali…». Il biotestamento approda alla Camera dopo decenni di rinvii e palude, ma è lunedì e i deputati non sono ancora tornati dal week end. Sarà una strada ancora una volta tutta in salita, i tempi si allungano. Sono stati presentati 750 emendamenti, soprattutto per cambiare la Dat (la dichiarazione anticipata di trattamento) e la relazione medico-paziente. E anche se sulla carta c’è una maggioranza ampia per l’approvazione (400 voti favorevoli ), l’insidia dei voti segreti non promette niente di buono. (…) Il governo è spaccato, la maggioranza che vota a favore spera che il testo passi indenne dagli emendamenti. Anzi che venga integrato dall’inserimento della sedazione palliativa continua e profonda che aiuterebbe a morire senza soffrire. Difficile invece che passeranno le proposte di normare i casi simili a quello di Eluana Englaro, che non aveva lasciato nulla di scritto e la cui volontà è stata ricostruita a posteriori. La legge prevede che i Dat siano scritti o registrati. La modifica spaccherebbe il Pd che per ora tiene. Pochi i cattolici contrari.