Il voto in Sicilia e il gioco delle alleanze. Le trattative sui destini della Sicilia sono tornate in altissimo mare. Nel centrodestra Angelino Alfano fa strage di corteggiatori e, nel centrosinistra, i dirigenti dem le studiano tutte per convincere il ministro degli Esteri a non rimangiarsi la promessa di entrare in coalizione sotto i vessilli di Matteo Renzi e compagni. In cambio del sì, il leader di Alternativa popolare ha chiesto al segretario del Pd un suo candidato — l’eurodeputato Giovanni La Via — e un’intesa nazionale, perché è chiaro che vorrebbe tornare al governo anche al prossimo giro e portare in Parlamento un drappelletto di fedelissimi. Per farlo ha bisogno che la soglia di sbarramento alla Camera resti al 3% invece di salire al 5, come sarebbe se a settembre il sistema elettorale venisse cucinato in salsa tedesca. A dire il vero, l’alleanza in Sicilia tra il ministro degli Esteri e il Pd non è ancora ufficiale. Certo, Lorenzo Guerini e Graziano Delrio continuano a marcare stretto Alfano, proponendo un patto su una figura civica che potrebbe andare bene anche a Mdp e Campo progressita. Ieri, però, il pendolo impazzito di Ap è tornato a oscillare un po’ più distante dal Nazareno. La ragione? L’ala lombarda di Maurizio Lupi e Roberto Formigoni minaccia di spaccare i gruppi parlamentari e regionali dei centristi, per passare con Silvio Berlusconi.