O con me o contro di me. Beppe Grillo, in piena sindrome da accerchiamento, prova a eliminare non solo gli avversari attuali, ma anche quelli potenziali. Obiettivo: sventare un altro caso Genova. Non parlava solo di Genova, Beppe Grillo, quando ai cronisti che lo hanno intercettato nei corridoi della Camera ha detto: «Non c’è un problema di metodo. Una democrazia senza regole non è una democrazia». E poi: «Noi abbiamo le nostre. Io sono il garante e le faccio rispettare. Chi non è d’accordo si faccia un altro partito». Un messaggio troppo duro e troppo netto per essere rivolto solo a Marika Cassimatis, che il capo politico considera poco più che un incidente di percorso nonostante le lamentele di qualche deputato sui social network. Grillo si sente assediato e sta studiando regole che consentano di eliminare in nuce ogni germe di dissenso. Se in questa legislatura i dissidenti e gli espulsi si son contati a frotte, nella prossima potrebbe andare peggio. Perché i numeri dei parlamentari saranno ancora più consistenti e perché nel Movimento si è ormai creata una linea di minoranza, che vede in Roberto Fico e Roberta Lombardi uomini di riferimento. Marco Travaglio scrive su Il Fatto Quotidiano: “se la candidata che avev avinto le primarie tra gli iscritti genovesi al blog, poi cancellate per ripetere la consultazione con un solo candidato, il tenore Luca Pirondini, non era ritenuta idonea a rappresentare il Movimento, il garante in capo doveva escluderla prima di chiamare i suoi alle urne telematiche, non dopo. Invece l’ha fatto dopo, autorizzando tutti a pensare che le Comunarie siano una farsa: o vince chi vuole Grillo, o si rivota finché non esce il nome giusto. Il che fa di lui ben più di un garante o di un capo: un dittatore”. Eppure i sondaggi premiamo il movimento Dopo mesi di sostanziale stabilità negli orientamenti di voto degli italiani, il sondaggio curato da Pagnoncelli fa registrare alcuni cambiamenti di rilievo: innanzitutto la flessione del Pd, a seguito della scissione interna e della nascita del Movimento democratico e progressista, e la crescita del Movimento 5 Stelle che consolida il proprio primato. In dettaglio: l’area grigia dell’astensione si mantiene elevata (33,6%), il M5S arriva al suo dato più alto, il 32,3%, in aumento di 1,4% rispetto al mese precedente; a seguire troviamo il Pd con il 26,8%, in flessione di oltre 3 punti