Sequestratori, torturatori e assassini di Giulio Regeni si sono mossi con un’unica regia e con il pieno coinvolgimento di alti ufficiali degli apparati di sicurezza egiziani. Si tratta di dieci uomini, degli apparati, alcuni ambulanti e il coinquilino di Giulio, un giovane avvocato che lasciò che i Servizi egiziani visitassero la casa in cui abitava durante la sua assenza nel Natale 2015, ora tutti compiutamente identificati.
Bugiardi e reticenti. Gli apparati di sicurezza egiziani hanno nascosto la verità ai nostri inquirenti sulla morte del ricercatore friuliano Giulio Regeni. Ecco dunque una nuova rogatoria internazionale con il Cairo da parte del procuratore Giuseppe Pignatone e il pm Sergio Colaiocco. Altro che pedinamenti soltanto negli ultimi tre giorni prima della scomparsa, il 25 gennaio 2016: Giulio (…) venne seguito dall’8 dicembre 2015 fino al 22 gennaio. Ed è molto probabile che già l’8 dicembre venne registrato (e forse anche videripreso) dal capo degli ambulanti Said Abdallah, che lo aveva venduto come spia straniera alla National security egiziana. E dunque, perché ad ottobre Abdallah rifiutò per due volte di accompagnare Giulio tra gli ambulanti mentre accettò l’8 dicembre? Forse aveva già siglato un accordo con la polizia o i servizi segreti egiziani? Dall’esame svolto in Italia dei tabulati telefonici è inoltre lampante il colleg amento tra gli agenti che si occuparono di tenere sotto controllo Giulio tra dicembre 2015 e gennaio 2016 e gli ufficiali dei servizi segreti egiziani coinvolti nella sparatoria con la presunta banda di criminali uccisi il 24 marzo 2016 a cui gli egiziani provarono ad attribuire l’omicidio di Giulio.