È da lontano che viene il sogno di un insieme europeo. Un sogno considerato il giusto traguardo dopo un millennio di lotta tra Francia e Germania, sulla scena duellanti di lungo corso, per l’egemonia sul vecchio e fortemente malmesso continente europeo.
Nel 1957 Francia e Germania, con un fare da rivalità ben nascosta e tanti inopportuni sospetti di diffidenza reciproca per il lungo e tormentato sogno di potere assorbente degli uni sugli altri, finalmente, con la firma del Trattato di Roma, ha inizio concretamente il cammino del grande sogno europeo che, con Mazzini e Cattaneo prima ed Altiero Spinelli dopo, aveva visto al centro un grande ed obiettivo “protagonismo italiano”. Tanto in un clima mai cancellato di rivalità antica e di mai cancellati sospetti di non fiducia degli uni per gli altri.
Saranno i Trattati di Roma firmati il 25 marzo 1957 ad immaginare l’inizio del lontano sogno di un’Europa Unita, con alla base l’insieme degli Stati dei popoli d’Europa.
Siamo ad una data importante nella nuova storia dell’Europa scritta dai popoli d’Europa, impegnati a camminare insieme. Tanto almeno nei saggi proponimenti di popolo da sempre in lotta gli uni con gli altri e dalle caratteristiche fortemente divergenti, con un fare convergente e di insieme tutto da costruire, pensando ad un futuro nuovo; pensando ad un futuro europeo umanamente diverso.
Un futuro che, per trasformarlo da idea politica in progetto di vita, non era assolutamente sufficiente un’Europa, il solo poco salutare frutto di un fare combinato dei soli francesi e dei soli tedeschi, con gli altri d’Europa, più “comparse” che “protagonisti”, strumentalmente usati al solo fine di controbilanciare i loro reciproci e mai sopiti sospetti degli uni verso gli altri.
Siamo ad un importante compleanno. Siamo a 60 anni di un’Europa impegnata a darsi un progetto d’insieme con un percorso di Europa Unita (UE) con al centro da protagonisti, almeno sulla carta, un insieme considerato come prosecuzione dei propri interessi nazionali su basi nuove, ossia nell’unione, una forza nuova per cambiare i destini dei popoli d’Europa.
Purtroppo non siamo ad un percorso concretamente compiuto e finalizzato al grande sogno di un’Europa concretamente, così come nella volontà dei padri costituenti che pensavano all’Europa Unita come il nuovo dei popoli d’Europa, in un cammino verso un futuro concretamente nuovo.
Nel festeggiare il sessantesimo compleanno, non si può non evidenziare le crescenti difficoltà d’insieme europeo. Un insieme di sofferta incertezza e di uno stare insieme sempre più inopportunamente conflittuale, con tanti e crescenti euroscettici, protagonisti del remare contro al fine di una rinazionalizzazione dei singoli Stati d’Europa e di una ricercata disintegrazione dell’insieme europeo, al fine di tornare nei propri ambiti nazionali per un modello di Stato-Nazione assolutamente libero dai vincoli e condizionamenti esterni, non sempre utili al proprio diretto bene di Paese egemone senza le tante ingerenze esterne nell’organizzazione del proprio futuro e delle proprie libere decisioni. Purtroppo, cammin facendo, è mancato e sempre più quel fare solidale e d’insieme umano che serviva e serve al futuro dei popoli d’Europa.
Con le caratteristiche sue proprie nel corso del breve tempo di concreto funzionamento UE, è stato sempre assolutisticamente centrale la Germania con il suo invadente principio poco europeistico del doice über alles che, grazie all’Europa, ha risolto tanti suoi problemi economici e sociali interni ed esterni. A ruota c’è stata la Francia con il suo fare di dominio sugli altri sempre pronto ad esplodere.
Parte attiva di tale sistema di potere, l’Inghilterra, con il suo fare imperialistico, una bandiera mai di fatto abbassata che non si è sentita utilmente soddisfatta d’Europa, ad un punto tale, anno domini 2017, ha pensato di darsi la Brexit, con referendum popolare, votato successivamente dall’assemblea della camera dei deputati inglesi, per mettersi fuori dai teatrini di un’Europa considerata poco utile all’Inghilterra.
E così, cammin facendo, l’Europa, poco Europa, dopo l’uscita del primo suo pezzo vitalmente importante, è attraversata da un clima sempre meno amico e solidale dell’insieme europeo; un insieme che, stretto dai crescenti nazionalismi antieuropei, rischia di portare alla fine del bel sogno europeo; di quel sogno in lontananza carezzato soprattutto dall’Italia con Mazzini e Cattaneo prima e poi con Spinelli e gli altri che sono stati i saggi padri fondatori di un’Europa veramente unita e solidale, per un futuro nuovo della gente d’Europa.
Ma non è stato e tanto meno lo è, sempre così; purtroppo e sempre più spesso, gli egoismi di un se stesso europeo hanno prevalso e continuano a prevalere, negandosi alla giusta e necessaria solidarietà europea, con alla base il primo, importante ed insostituibile obiettivo, spesso mancato e sempre più spesso violentato dell’assolutamente necessaria solidarietà di un saggio insieme europeo.
Siamo oggi al 2017. Un tempo nuovo rispetto al passato, per il cammino d’insieme di un’Europa dei popoli d’Europa sempre più traballante; sempre più negato al futuro dell’insieme europeo.
I segnali sono tanti e tutti poco tranquillizzanti per quel futuro d’Europa che, seppure necessario, facendosi male, l’insieme europeo si nega; si va negando per una crescente instabilità finanziaria, per gli attuali, gravi e sempre più insolvibili problemi di terrorismo e di afflusso invasivo dei profughi e della marea umana di rifugiati che sempre più disperati, cercano asilo ed il pane della sopravvivenza a chi ce l’ha, ma che si ostina a difendere egoisticamente le proprie posizioni di privilegi messe in forse da una vera e propria invasione di emigranti che disperatamente vengono da Noi per rivendicare legittimamente, il diritto alla vita; tanto, rischiando e non poco la vita, nelle avventurose traversate del Mediterraneo che, per tanti, vittime dei trafficanti senza scrupoli di uomini, diventano, senza appello la tomba per il loro disumano vivere terreno; un vivere dannatamente negato alla vita, che spesso si conclude con una tragica e disperata morte.
L’UE dei nostri giorni, per i tanti mali che le cadono addosso, soprattutto nelle sue parti più deboli, con l’Italia in prima fila, non riesce più a garantire a tanta gente d’Europa, né sicurezza, né protezione sociale.
Siamo in una condizione crescentemente confusa e sempre meno solidale; siamo, purtroppo e sempre più, ad un’Europa, senza un’anima d’insieme di popoli d’Europa concretamente e solidalmente uniti.
L’integrazione europea, soprattutto, figlia del XX secolo, ha registrato i suoi concreti risultati d’insieme, all’inizio del nuovo millennio.
È del 2002 la moneta comune (l’Euro), voluta inizialmente da 12 Stati diventati 19; altra tappa importante, l’ingresso nell’Unione fra il 2004 ed il 2007 di gran parte dei Paesi dell’ex blocco sovietico, con sulle spalle tristi condizioni di un malessere socialmente diffuso.
Siamo veramente alla fine del grande sogno dell’Europa Unita? Chi la vuole? A chi giova? Quali le non piacevoli conseguenze per il futuro dei cittadini d’Europa?
Questi e tanti altri tristi interrogativi affollano le menti ed i cuori dei tanti d’Europa fortemente preoccupati per il proprio futuro sempre più negato; sempre più cancellato da un’umana diffusa disumanità d’insieme.
È del 2009, il Trattato di Lisbona, una quasi Costituzione europea. La spinta all’UE, in modo veloce e senza alcuna meditata attesa è del 1989, con la caduta del Muro di Berlino, un vero e proprio tsunami politico sull’intero continente, chiamato a dare risposte immediate e concretamente funzionali alle nuove, quanto inattese situazioni senza ritorno; situazioni che per l’urgenza, richiedevano soluzioni necessariamente sollecite.
Sono questi, tra l’altro, gli anni di una grave crisi finanziaria, un secondo violento tsunami, di natura economica, con tra l’altro, nuove crescenti minacce da parte del terrorismo fondamentalista e di un’enorme movimento di rifugiati, assolutamente senza precedenti.
Purtroppo a queste situazioni di disagio, l’UE non ha avuto l’intelligente capacità di dare risposte giuste e necessariamente univoche.
Così non è stato! L’Europa non univocamente, ma attraverso i governi nazionali, ha dimostrato di non essere saggiamente unita, ma fortemente separata gli uni dagli altri sia nel combattere il terrorismo che le ondate migratorie.
Anche se è sopravvissuta, non ha saputo dimostrare le sagge certezze di un insieme europeo, soprattutto per un futuro convintamente certo per i popoli d’Europa, impegnati con determinazione a vivere insieme per il bene condiviso di tutti i suoi membri.
Questi avvenimenti tristi che lasciano il segno, in un’Europa, sempre meno unita e solidale.
L’Inghilterra, sempre meno convinta dell’opportunità della presenza inglese nell’insieme UE, spinta tra l’altro, da crescenti rischi di disgregazione, sceglie la via della Brexit. Sono tante le incognite nel percorso del nuovo insieme europeo senza il Regno Unito e con, tra l’altro, le sollecitazioni diffuse di altri che minacciano di rompersi, vedendosi continuamente danneggiati dall’UE.
Con questi scenari dalle acque fortemente agitate, l’Europa dell’UE, si prepara alle celebrazioni del sessantesimo anniversario. C’è da augurarsi, più che di celebrazioni con feste senza senso, rappresentino per tutti i Paesi dell’Unione, un’occasione di saggia riflessione per un rilancio utile al nuovo d’Europa; utile a percorsi condivisi di un’Europa saggiamente in cammino per garantire il bene ed il futuro di tutti i suoi membri; di tutti, nessuno escluso, moderando le egoistiche ragioni dei pochi per un assolutamente inopportuno tutto per sé. Tanto, determinandone, con il supporto dei tanti che si sentono traditi, un’irreversibile crisi di identità comune, con un’altrettanto forte crisi di legittimità dell’insieme, sempre meno insieme d’Europa.
L’Europa si trova ad un punto veramente drammatico; alla base del malessere UE e dell’euroscetticismo, c’è, soprattutto, la sofferenza e l’indignazione per i gravi mali d’Europa che, cammin facendo, diventano mali drammaticamente gravi dei cittadini d’Europa che non vedono, prima di tutto, soddisfatte le esigenze basilari della gente d’Europa; tanto, in uno con i più generali e gravi problemi comuni riguardanti le frontiere, la difesa comune, l’insorgere, senza soluzioni, di gravi rischi economici e sociali, visti negativamente dai popoli d’Europa, dai tanti popoli di alcuni Paesi d’Europa in particolare che, ormai ne sempre più, si vedono abbandonati a se stessi e dal futuro sempre più negato.
Una buona partenza per le concrete ed utili celebrazioni del sessantesimo anniversario, celebrato a Roma, potrebbe essere quello dei risultati del vertice del 6 marzo a Versailles, dove i leader dei quattro Paesi più grandi hanno comunemente e saggiamente condiviso, la futura prospettiva dell’UE, con alla base un’Europa più integrata sul piano della difesa e più attenta agli obiettivi sociali per gli Stati membri che vogliono assolutamente vivere, vivendo bene d’Europa e non morire, come sempre più spesso accade, d’Europa. Di un’Europa, maldestramente indifferente ai cittadini che vogliono camminare insieme nella solidarietà per un presente umanamente possibile ed un futuro altrettanto saggiamente possibile e non negato dai poteri forti di un’Europa che, sempre più spesso, non sa volere bene alla sua gente; non sa rispettare il suo popolo, negandosi e negando i diritti che sono dell’Uomo di ogni tempo, compreso quindi il tempo nuovo del Terzo Millennio, sia in Europa che nel resto del Mondo, dove ancora, disumanamente, si soffre e si muore di UOMO DELLA TERRA.