Antonio Troise
Diavolo di una campagna elettorale. E’ cominciata, ufficialmente, da appena un paio di settimane e ci riserva sorpresa al giorno. Con tanto di polemica incorporata. L’ultima ieri, con la proposta choc del leader della Lega. Matteo Salvini, di cancellare l’obbligo dei vaccini. La punta di un icerberg che è già diventato enorme. Solo che, questa volta, si rischia di superare ogni soglia.. Ci eravamo appena lasciati alle spalle lo scontro dei “no-vax” contro l’obbligo di vaccinare gli alunni delle elementari. E siamo in piena emergenza influenza, con gli ospedali che scoppiano di “pazienti” e sono arrivati ormai ai limiti. Forse qualche vaccino in più avrebbe non solo salvato qualche vita umana ma anche dato un aiuto al nostro sistema sanitario. La salute, in sostanza, è un tema troppo delicato per essere lanciato in un ring elettorale senza regole e pieno di colpi proibiti.
Si dirà che c’è poco da meravigliarsi. Tutto sommato siamo in campagna elettorale e dai tempi di Totò (o, del più moderno, Cetto la Qualunque) i politici mettono in mostra sorrisi e promesse, indifferentemente dal loro grado di irrealizzabilità. Tranne poi, varcato il portone di Palazzo Chigi, dimenticare gli impegni assunti con gli elettori.
Questa volta, però, la sensazione è che la competizione elettorale sia davvero partita con il piede sbagliato, con proposte avanzate in ordine sparso e dai costi insostenibili non solo dal punto di vista sociale ma anche economico.
Eppure, siamo di fronte a scenari politici molto nebulosi, con proiezioni post-voto tutte all’insegna dell’instabilità. O, al massimo, di una maggioranza fondata sulle “larghe intese”. Ma c’è di più. Il Paese sta appena uscendo dalla più lunga e grave recessione dal dopoguerra. L’encefalogramma dell’economia ha ripreso ad oscillare dopo un periodo di linea piatta. Proprio per questo sono necessari progetti concreti e credibili, in grado di affrontare i problemi del paese Reale e non quelli che si dibattono nei social fra post, tweet e fake news. Più o meno quello che aveva chiesto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso di fine anno e, neanche quarantott’ore fa, la Conferenza dei vescovi. Non sarebbe meglio, per tutti i partiti, di fermarsi un attimo prima di lanciarsi nelle promesse? Magari dando un’occhiata ai conti pubblici e alla sostenibilità politica e sociale delle proposte presentate. Ne guadagnerebbero in credibilità e, forse, recupererebbero anche qualche consenso. Magari convincendo quegli italiani che da anni non vanno a votare proprio perché delusi dalle promesse elettorali.
fonte: L’Arena