Diletta Capissi
“Dedico CIRCUS DON CHISCIOTTE a Gerardo Marotta, l’intellettuale visionario, che lottava affinchè l’umanità fosse conservata. Sono questi i Don Chisciotte che amiamo”. E’ quanto ha sottolineato con forza, nel corso della conferenza stampa, Ruggero Cappuccio, autore, regista ed interprete dello spettacolo CIRCUS DON CHISCIOTTE, in prima nazionale al Teatro San Ferdinando di Napoli dal 23 marzo al 2 aprile 2017.
“Michele Cervante, il protagonista, è un professore universitario che non ha più risorse. “Rappresenta l’idea della disumanizzazione – ha continuato Cappuccio – si dichiara discendente di Cervantes, per me anche Marotta era un discendente di Cervantes, aveva una grande visione della cultura e della città di Napoli. Ha donato 300mila volumi e noi non siamo riusciti a ricevere questo dono, per i tantissimi motivi che conosciamo, tra cui la burocrazia, mancanza di cultura, di volontà. E’ morto da visionario, avrà i suoi eredi che avranno anch’essi una visione. La speranza è credere nella forza delle parole”. Debutta dunque giovedì 23 marzo al Teatro San Ferdinando di Napoli il nuovo spettacolo di Ruggero Cappuccio, CIRCUS DON CHISCIOTTE, prodotto dal Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale. Con lui recitano Giovanni Esposito, Giulio Cancelli, Ciro Damiano, Gea Martire, Marina Sorrenti. Le scene sono di Nicola Rubertelli, i costumi di Carlo Poggioli, le musiche di Marco Betta, disegno luci e aiuto regia Nadia Baldi.
“il romanzo di Cervantes è un libro sull’umanità, sono molte le Nazioni che si identificano con un libro, con uno scrittore”. Dal punto di vista della letteratura, Cappuccio ha fatto numerosi parallelismi tra scrittori, autori e rispettive Nazioni. Ad esempio, ha detto, “Shakespeare non somiglia affatto all’Inghilterra, lui utilizza metafore, una scrittura a tratti violenta. La Germania si identifica in Goethe, l’Italia in Dante, la Spagna in Cervantes, ma in sostanza ha poco a che fare con la Spagna – ha sottolineato Cappuccio. “I visionari, i mistici spagnoli vengono condannati mentre Cervantes ci parla di mulini a vento. Dunque come mai si identificano in autori così lontano da loro?”. In Cervantes c’è l’aspetto e il valore dei cavalieri. “Cervantes è come Tomasi di Lampedusa, passione del sottoscritto: non frequentavano circoli letterari, entrambi erano outsider. in entrambi c‘è un rapporto tra realtà e illusione, c’è un gioco di una realtà che non è reale”. Ruggiero Cappuccio ha poi proseguito: “Facciamo un esercizio interiore: svegliarsi e ripetere quello che sto vedendo è frutto di un sogno. Sta inventando un gioco sul teatro. Siamo nel 2017 Don Chisciotte vive con una lancia nella rastrelliera. Borges si domanda che importanza ha? E’ un uomo emarginato, le persone lo vedono progressivamente emarginarsi”. Siamo a Napoli Michele Cervante è una singolare figura di vagabondo colto che esplora le ombre urbane della città. Presunto discendente dell’autore del Don Chisciotte della Mancia, il professor Cervante attiva una lotta personalissima contro il processo di disumanizzazione che sta attanagliando il mondo.
Cappuccio nella sua scrittura, sospesa tra lingua italiana e napoletana, dipana la storia tra classicità e modernità, innescando fascinazioni comiche e malinconiche negli incontri con uomini e donne emarginati dalla vita borghese e pronti ad unirsi alle imprese poetiche di Michele Cervante e Salvo Panza. Il suo personaggio parla un italiano eversivo, sospeso nel tempo.
Luca De Fusco, direttore del Teatro Stabile, ha sottolineato la proficua collaborazione con Cappuccio, che ha accettato la sfida con il freddo del Teatro San Ferdinando portando e riempiendo ogni sera il teatro con Spaccanapoli Times. Cappuccio, insieme ad Arturo Cirillo, Claudio di Palma, nella commistione di dialetti hanno dato vita alla Factory di drammaturgia contemporanea. Sono stato molto contento della sua nomina a direttore artistico del Napoli Teatro Festival – ha continuato De Fusco – non poteva essere scelta migliore, sicuramente non farà il direttore al telefono ma si sa che è un stakanovista del lavoro. Con lui realizzeremo i progetti su Pompei, c’è un accordo quadriennale, sarebbe bello trovare alte forme di collaborazione.” Poi ha aggiunto: “a differenza di altri teatri nazionali noi siamo il teatro nazionale che produce, coproduce di più e prende meno in termini di risorse nazionali”. Ed a proposito del titolo dello spettacolo CIRCUS DON CHISCIOTTE, Cappuccio ha spiegato “Circus è virtuosismo corporeo, questi personaggi danno vita a virtuosismi corporei, a qualcosa di straordinario, appunto ai virtuosismi dell’anima”.