Quelli di Micromega lo vogliono in «galera», raccolgono firme, fomentano gli animi. Ma non sono i soli, pare. Eppure, anche se non rinchiuso dentro quattro mura, non è che Silvio Berlusconi se la stia passando benissimo. Contrariamente a quanto pensano molti, infatti, le misure disposte dal Tribunale di Sorveglianza di Milano non sono affatto all’acqua di rose. Non soltanto il Cavaliere si è visto ritirare il passaporto da mesi e negare soltanto qualche giorno fa le trasferte elettorali in Puglia, Sicilia e nella vicina (alla Lombardia) Emilia Romagna, ma la “pressione” dei magistrati resta forte.
Mercoledì sera, per dire, il leader di Forza Italia, dopo una giornata trascorsa a Palazzo Grazioli tra riunioni politiche, si è sentito suonare il campanello di casa appena dopo le 23: era un’ispezione della Polizia. Gli agenti, come riporta il Giornale, volevano verificare che l’ex presidente del Consiglio fosse realmente lì dentro come previsto dalle norme per l’affidamento ai servizi sociali, che gli impediscono di trovarsi in un luogo diverso dalle sue (due) case a tarda sera.
Di più, la Procura generale avrebbe già dato un giudizio molto severo sulla «condotta» tenuta dal presidente di Forza Italia nei primi giorni di pena e sarebbe pronta a fare marcia indietro e spedirlo ai domiciliari, se non direttamente a San Vittore.