«La desertificazione è un tema che si è aggravato», dice Giorgio La Malfa, della Fondazione Ugo La Malfa, che ha appena pubblicato un rapporto sulle imprese industriali nel Mezzogiorno insieme proprio a Mediobanca. «Nel 2008», spiega La Malfa, «in Italia cerano 4 mila imprese medie, nel Mezzogiorno 360. Oggi ce ne sono 3200 nel Nord e 260 nel Sud. Il Mezzogiorno ha perso un terzo di quelle che aveva». Non sono certo solo le medie imprese a scomparire. Tra il 2009 e il 2016 il numero totale delle imprese industriali meridionali, comprese quelle di costruzioni, è diminuito dell’8%. Da 378 mila si è scesi a 347 mila. Un’ecatombe registrata anche dai numeri dell’ultimo rapporto dello Svimez sull’Economia del Mezzogiorno. «Al contrario di quanto avvenuto in altre economie avanzate», spiega il rapporto, in Italia la crisi ha sortito effetti fortemente asimmetrici dal punto di vista territoriale, colpendo in misura più intensa il Mezzogiorno, dove fenomeni di desertificazione industriale si sono
manifestati soprattutto nell’industria manifatturiera».
Tra il 2007 e il 2014, ricorda lo Svimez, il settore manifatturiero meridionale ha perso il 34% del valore aggiunto, oltre due volte e mezzo la perdita subita dal resto del Paese. Il peso dell’industria manifatturiera meridionale su quella nazionale, è passata dal 10,5% del 2001 all’8,3% del 2015. Non solo meno imprese, ma anche più piccole. L’assottigliamento della classe delle medie imprese nel meridione è stato determinato anche da uno spostamento verso le classi inferiori, quello che sempre lo Svimez definisce come il “downsizing” del sistema produttivo meridionale. Una decrescita infelice i cui effetti sono ben visibili sull’occupazione. Se le imprese hanno ridotto le loro dimensioni, i lavoratori hanno ridotto le loro aspettative e le loro pretese. Nel resto dell’Unione europea, negli anni della crisi, le professioni cognitive altamente specializzate hanno visto aumentare gli occupati del 4,6%, nel Mezzogiorno l’occupazione in quelle stesse professioni è diminuita del 18,7%, con una perdita di 430 mila posti di lavoro.