Aleppo, per importanza, la seconda città della Siria, non può e non deve morire.
Il mondo non può starsene a guardare ed assistere da indifferente, alla sua lenta agonia. Alla distruzione, di una città del mondo; Aleppo è patrimonio del mondo. Assurda la morte ad Aleppo e la violenza su tante vite umane, soprattutto bambini, vittime innocenti di una guerra disumana; di una guerra di grave e disumana distruzione, assolutamente assurda ed indegna della civiltà dei popoli del Terzo Millennio, un tempo nuovo dove l’uomo della Terra, deve sapersi intelligentemente impegnare per una saggia mutazione genetica dell’Io in Noi e per costruire insieme, un mondo concretamente nuovo, con un nuovo e saggio rapporto UOMO-TERRA, purtroppo, sempre più ammalata di uomo.
Tanto per creare un mondo di umanità condivise con le diversità in cammino per vivere insieme la loro vita di uomini della Terra, nell’assoluto rispetto dei principi universali a base della Carta dei diritti dell’uomo che può, anzi deve, sentirsi serenamente cittadino del mondo, in una Terra-Stato, abitata da una Società-Mondo.
Un appello di pace al mondo, per Aleppo che non può e non deve morire. Aleppo è il simbolo di una sofferenza del mondo che i saggi ed i giusti della Terra devono necessariamente ed al più presto cancellare, restituendo alla gente ed ai territori quella giusta Pace, assolutamente necessaria per dire basta alle barbarie di una guerra disumana, con tanti innocenti violentemente uccisi.
Un martirio violento e senza scuse è quello che sta soffrendo Aleppo, un pezzo della Siria che, come tutto il Medio Oriente, vuole vivere in pace; vuole la pace per essere, così come è giusto che sia, “protagonista di futuro”, in un mondo globale, dove la mondializzazione deve saper garantire a tutti, condizioni diffuse, di pacifica convivenza.
Questo vale per tutti; questo vale per tutti gli uomini della Terra; questo deve valere anche per Aleppo (arabo: Halab) che viene criminalmente martoriata, con violenti atti quotidiani di distruzione e di morte, con tante vittime innocenti che, senza ragione passano, nell’indifferenza del mondo, dalla vita alla morte.
Aleppo, in un’oasi fertilissima, con la sua cittadella a 440 metri sul livello del mare è il mondo; è parte e patrimonio del mondo e quindi di tutti Noi, uomini di pace e di buona volontà della Terra. Saggiamente deve essere un simbolo di vita e non di morte violenta, per guerre di potere che vedono ferocemente, gli uni contro gli altri armati.
C’è da rivendicare e sono il primo a rivendicarla, la pace per Aleppo; tanto, per difendere la sua gente che muore per gratuita violenza umana e quel suo patrimonio di beni artistici e culturali che appartengono al mondo e quindi vanno conservati al futuro dell’umanità.
Perché mai distruggere i simboli di Aleppo – mondo quali la Grande Moschea fondata nel 715, l’Acropoli hittita con diversi esempi di arte islamica, il Museo Archeologico, un vero e proprio scrigno d’arte assiro-hittita e l’antico ospedale Bimaristan Argun del 1354?
La storia di Aleppo è fatta di Assiri che la conquistarono nel 738, di Medi, di Babilonesi, di Greci e dei Romani che, nel 65 d.C. la sottomisero con le armi, la tennero sotto il proprio dominio, facendola crescere, per un breve periodo; ai romani subentrarono i persiani che la saccheggiarono sottraendola a Roma.
Purtroppo, oggi come non mai, siamo in un mondo sempre più violento; il clima del mondo da guerra e pace, disumanamente sposta sempre più la sua attenzione verso i bagliori della guerra; di una guerra che infiamma tante parti del mondo, senza mai essere dichiarata, con conseguenti scenari di distruzioni e di morte, coinvolgendo, come per Aleppo, quel patrimonio del mondo che, in un clima di feroce violenza, non interessa proprio nessuno, come a nessuno interessa, la vita della gente che muore senza assolutamente sapere perché muore.
Perché oggi Aleppo, il simbolo di un mondo che, per calcoli di un disumanamente violento potere, interessa sempre meno il mondo? Sempre meno quelli (i pochi) che decidono per (i tanti) del mondo, decidendone, tra l’altro, una morte tragicamente senza appello e senza possibilità alcuna di evitarla.
E così, il mondo guerrafondaio che ama lo spirito della prevalenza della guerra sulla PACE, con l’indifferenza dei tanti che se ne stanno a guardare, le tante Aleppo che fanno velocemente notizia per poi, subito dopo, essere dimenticate, si assommano in scenari di morte che negano la vita umana a chi viene al mondo per vivere in PACE e nella dignità di uomo di questa Terra, sempre più violentata, sempre più maltrattata con l’uomo suo nemico e tristemente nemica di chi vorrebbe viverla in PACE.
Siamo purtroppo in un mondo dominato da scenari di guerra, con focolai che ne infiammano barbaramente i cieli, in tante parti del pianeta.
Tanto, in situazioni diffuse di crescenti transizioni istituzionali e di riforme economiche e sociali che hanno come dannato obiettivo dichiarato soprattutto quello di togliere ai poveri per dare sempre più ai ricchi del mondo che, così facendo, diventano sempre più ricchi, mentre i poveri, diventano sempre più poveri; sempre più poveri destinati a morte sicura.
Per tutto questo, un nazional – populismo sempre più diffuso, mette in crisi in modo crescente, i processi di democratizzazione, soprattutto nelle aree dei Paesi post-coloniali ed in via di sviluppo che, per gravi sofferenze umane, sociali e territoriali, registrano ancora e sempre preoccupanti segnali di involuzione e di instabilità, con il crescente, diffuso e grave rischio di nuove e dannate guerre, causa di disumana violenza e di tanta distruzione e morte.
Siamo ormai al capolinea. Gli uomini della Terra, sempre più, gli uni contro gli altri armati, proprio non sanno come risolvere i guai crescenti del mondo. Tanto e soprattutto, per un crescente vuoto di cultura e di umanità di insieme, con le gravi conseguenze di un nanismo umano e di una mediocrità che rende sempre più difficile il vivere insieme e con il vivere insieme, la stessa vita degli uomini sulla Terra, unitamente al saggio cammino della civiltà umana fortemente in crisi, perché ammalata di uomo.
Tornando alla cara e martoriata Aleppo, il mondo dei saggi e dei giusti della Terra non accetta l’indifferenza con cui si sta a guardare, mentre la massacrano con la gente che muore e con le sue tante preziose testimonianze che vengono cancellate e per sempre, lasciando un grave vuoto per il futuro del mondo.
Che fare per Aleppo e per le tante possibili Aleppo del mondo sempre più circondato di disumana indifferenza degli uni per gli altri? Tanto, soprattutto se, gli uni sono i potenti del mondo e gli altri i deboli di un mondo senza PACE e dal futuro sempre più negato.
I saggi ed i giusti, se vogliono, possono dare un grande contributo per salvare il mondo; per salvare il futuro del mondo.
Possono appellarsi alla cultura, per diffondere l’utopia della pace universale; è questo, un primo importante passo per realizzare la PACE nel mondo, oggi ancora negata ai tanti che muoiono in guerre senza senso e disumanamente distruttive.
Gli uomini di PACE animati dalla PACE, pane della vita ed alla base di una società ideale del mondo che rifiuta la guerra, umanamente vicini ad Aleppo, gridano al mondo il proprio rifiuto sdegnato della guerra. Chiedono a gran voce, prima di tutto alle Nazioni Unite, di non starsene a guardare, ma di fare da protagoniste, il proprio dovere in difesa dell’umanità, trasformando responsabilmente le utopie in una saggia realtà da mondo nuovo; da mondo umanamente cambiato, con i diritti anche ai tanti dai diritti negati che, come ad Aleppo e nelle tante martoriate Aleppo del mondo, rivendicano il diritto alla vita; rivendicano il diritto negato, di vivere la loro vita sulla Terra, dove sono nati per essere “protagonisti di vita”.
Speriamo e da subito che, anche ad Aleppo possano valere le sagge parole di Italo Calvino nel suo libro “Le città invivibili”, dove scriveva “Cercare e riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, farlo durare, e dargli spazio”.
È questa una grande speranza che va oltre l’utopia e che può diventare, il più presto possibile quella saggia condizione di PACE e di rispetto umano, la sola che può salvare Aleppo e con Aleppo il mondo, purtroppo, violentemente attraversato da divisioni che minacciano l’uomo della Terra, unitamente alla sua libertà, alla sua democrazia ed al suo stesso diritto alla vita, barbaramente negato, con atti di violenza e con guerre sempre più spesso, non dichiarate, ma subite dal crescente mondo dei deboli della Terra.
Occorrono, nell’umanità in cammino, cambiamenti; occorre una svolta epocale. Tanto, non al fine del solo ribaltamento di ruoli e di potere, così come si pensa per l’Occidente che rischia di perdere il suo primato; tanto, per l’espressione di concentrazione del proprio peso economico e del proprio potere, a tutto vantaggio di un mondo, dove sul declino degli uni, si va ad innestare, soprattutto con la forza, il nuovo potere del mondo, fatto come sempre, di potenti che comandano e di sottomessi costretti ad ubbidire, senza possibilità alcuna di poter rivendicare per sé, il diritto ad una vita con alla base il rispetto dell’altro in quanto uomo e non plasmato secondo la sola volontà del potere unico che, tra l’altro, è sempre più convinto di avere il possesso anche dell’anima degli impotenti che, per loro mano e volontà, diventano o dovrebbero diventare vite plasmate.
Giuseppe Lembo