Cogliere l’occasione di Matera 2019 per trasformare in un polo di sviluppo la Basilicata poco attrattiva perché segregata e scarsamente accessibile La Basilicata è un possibile prototipo di nuovo dinamismo basato su interazione ed integrazione tra territori, un laboratorio, potenziale, quasi per nulla effettivo, di alcuni aspetti cruciali per il futuro del Paese: l’energia, la cultura, l’agroindustria di qualità, il settore manifatturiero, rappresentato soprattutto dall’automotive a Melfi ma anche dall’insediamento Telespazio proprio a Matera. Il Presidente della SVIMEZ, Adriano Giannola, ha così sintetizzato, nella sua breve introduzione al seminario “Verso Matera 2019 Capitale europea della Cultura. Un piano di sviluppo oltre i confini della città”, che si è tenuto nel corso dell’annuale assemblea dell’Aisre, il tema del confronto. Per Giannola, la Basilicata è “una regione che rappresenta oltre il 3% del territorio nazionale ma conta meno dell’1% della popolazione, peraltro destinata a diminuire: la Basilicata è una cerniera tra Tirreno ed Adriatico, di fatto segregata e poco accessibile. Matera è senz’altro molto attraente ma al momento poco attrattiva”.
Per il consigliere di amministrazione della SVIMEZ, Vincenzo Viti, “la Basilicata vive il paradosso di essere geograficamente centrale e insieme periferica nella geoeconomia meridionale.“Matera,in questo scenario – ha proseguito Viti – si presta a una doppia storica opportunità: vincere la scommessa produttiva e civile per sé e rappresentare la leva per costruire la trama connettiva di un Sud ricomposto nella sua fisionomia e consistenza unitaria”. Perciò, ha concluso il consigliere d’amministrazione, assumere Matera quale Capitale Europea della Cultura a paradigma di un processo espansivo che non solo la valorizzi nel suo patrimonio urbano,economico e civile, ma la utilizzi come infrastruttura per l’intera regione, rappresenta uno dei tratti più originali della proposta SVIMEZ e rappresenta la base per gli interventi che più incisivamente possano concorrere alla coesione del sistema economico e civile nel quale è inserita : l’ammodernamento della dorsale ferroviaria Salerno-Taranto e il suo collegamento via Ferrandina a Matera, l’integrazione tra porto e retroporto di Taranto attraverso la piattaforma agroindustriale e il riconoscimento dell’area Taranto-Matera come ZES.
La relazione introduttiva sulle condizioni e le sfide per il rilancio dell’area è stata elaborata congiuntamente dal Direttore della SVIMEZ, Riccardo Padovani, dal vice Direttore, Giuseppe Provenzano e dal professor Carmelo Petraglia. Innanzitutto è stata messa in evidenza “l’eccezionalità della ripresa del 2015: il valore aggiunto dell’industria lucana è cresciuto ad un ritmo molto sostenuto (+8,8%), per effetto della tumultuosa crescita nell’industria in senso stretto (+11,5%), in un contesto di stagnazione al Sud e di crescita moderata nel resto del Paese. Una performance difficilmente replicabile nel nuovo contesto di revisioni al ribasso della crescita per il Anche il settore dei servizi (+4,1%) ha contribuito in maniera importante alla ripresa del 2015, a differenza dell’agricoltura il cui valore aggiunto è cresciuto, ma ad un ritmo più contenuto (+2,3%) e, soprattutto, ben al di sotto della media del Sud (+7,3%). E, secondo Padovani, Provenzano e Petraglia, “gli indicatori sullo stato di salute del mercato del lavoro, con riferimento al dato annuale più recente (2015), fotografano una regione in condizione di vantaggio relativo nel contesto meridionale, con un tasso di occupazione più elevato di quasi 7 punti percentuali ed un tasso di disoccupazione minore di quasi 6. Ma, a livello regionale, trova riscontro, sia pure anche in questo caso in maniera più contenuta rispetto al drammatico dato medio meridionale, la problematica giovanile delle opportunità di lavoro esasperata negli anni della crisi. Dal 2008 al 2015 il tasso di disoccupazione giovanile è aumentato dal 33,8 al 50,2% nella provincia di Potenza e dal 36,9 al 44,3% nel Materano, attestandosi su valori più contenuti rispetto alla media meridionale ma comunque nettamente al di sopra del dato nazionale”.
Lo studio SVIMEZ sottolinea che dal 1985 al 2012, nelle Capitali della Cultura, si sono investiti in infrastrutture almeno 4,6 miliardi di euro: per città come Porto, Genova e Thessaloniki lo sviluppo infrastrutturale era un obiettivo fondamentale, forse più importante del programma culturale e dell’eventistica . Essen (Ruhr) è stata quella in cui è stato investito maggiormente (500 milioni di euro), dopo Liverpool che ha impiegato circa 600 milioni. Matera, verso l’appuntamento del 2019, è chiamata anch’essa ad affrontare sfide rilevanti, e ciò prevede un impegno finanziario di una certa entità: il budget operativo previsto per il periodo 2015-2020 dal dossier di candidatura ammonta a 52 milioni di euro, mentre il piano di investimento per le spese in conto capitale ammonta a 650 milioni di euro – in previsione uno dei più alti a oggi – e comprende infrastrutture culturali, azioni di rigenerazione urbana e investimenti in grandi infrastrutture legate all’accessibilità della città. Alcuni interventi, fa notare la SVIMEZ, ragionevolmente interessano l’intera regione nell’ottica di allargamento e coinvolgimento dei territori circostanti. Il Patto per la Basilicata, inoltre, sull’asse prioritario Turismo e Cultura, comprende specificatamente l’attuazione e la realizzazione degli interventi previsti per Matera 2019 e riprende ulteriori interventi complementari e infrastrutturali legati a un programma allargato alla regione, denominato Basilicata I fondi strettamente connessi a Matera ammontano a 111,2 milioni di euro; mentre a recupero, valorizzazione e potenziamento degli attrattori turistici e culturali nel resto della regione sono destinati 195 milioni di euro. Intervenendo nel dibattito il professore di matematica, informatica ed economia ed ex vice sindaco di Matera, Gianni Schiuma, ha chiarito l’ urgenza e la necessità che ci si approcci al problema con una preventiva, chiara e cogente visione di pianificazione strategica: “il rischio, altrimenti, è di fare molta vetrina, scarsa azione sistemica per trovarsi, alla fine, orfani di un potenziale sviluppo che va invece disegnato elaborando un piano”.
A sua volta, un gruppo di lavoro coordinato dal prof. Romano dell’Università della Basilicata ha illustrato un lavoro che connette lo sviluppo del comparto agroalimentare al tema della cultura e del turismo, rendendo evidenti i nessi tecnologici e di mercato che rendono l’agroalimentare lucano un fattore decisivo, con grandi potenzialità per qualificare l’ apporto del settore al consolidamento del comparto alimentare. La dottoressa Fogheri, esponendo il contributo realizzato in collaborazione con il consigliere d’amministrazione della SVIMEZ Alessandro Bianchi, ha illustrato i modelli di rigenerazione urbana e territoriale, facendo una carrellata delle esperienze ed evidenziando come il caso della Basilicata e, del Materano in particolare, debba essere considerato per la sua peculiarità che non si esauriscono nella semplice necessità di invertire un declino tipico di aree ex industriali, bensì debbono essere orientate a cogliere l’ occasione di valorizzare una potenzialità finora inespressa delle grandi potenzialità usate sulla risorsa storico-culturale. Infine il dirigente di ricerca della SVIMEZ Delio Motti e il professor Ennio Forte hanno illustrato il piano, frutto della collaborazione tra Federico II di Napoli e SVIMEZ, per incardinare attorno a Matera la realizzazione di un vasto progetto di logistica a valore che sarebbe in grado di rompere l’isolamento del sito Matera e di connettere più in generale la Regione facendone un cardine tra il Tirreno, lo Jonio e l’Adriatico.