Il Processo
La Procura di Cosenza ha chiesto 4 anni di carcere per PieroCitrigno, l'ex editore di Calabria Ora il giornale diretto da Piero Sansonetti. Già condannato per usura aggravata dalle moda lità mafiose e sotto processo anche per bancarotta fraudolenta della società editrice, Citrigno è accusato di violenza privata ai danni del giornalista Alessandro Bozzo che, nel marzo 2013, si è suicidato sparandosi un colpo di pistola alla testa.
Poche settimane prima Citrigno lo aveva costretto a dimettersi e ad accettare un contratto a tempo determinato che lostesso Bozzo aveva definito "un'estorsione". Momenti difficili ricostruiti fedelmente nei suoi diari consegnati in procura dai genitori del giornalista.
Oltre alla condanna dell'editore, il pm ha chiesto al Tribunale la trasmissione degli atti in Procura perché durante il processo sono emersi "nuovi elementi e ipotesi di reato di estorsione, tentata estorsione e violenza privata” esercitate da Citrigno ai danni sempre di Bozzo e di altri quattro giornalisti: Pietro Comito, Antonio Murzio, Antonella Garofalo e Francesco Pirillo. La sentenza è prevista a settembre.
I ricordi dei colleghi
Alessandro Bozzo con un colpo di pistola nel Marzo 2013 decise di porre fine alla propria esistenza. Neanche il grande amore che nutriva per la moglie e la figlioletta riuscì a fermarlo. Il suo gesto ha portato alla sbarra Pietro Citrigno. L’ex editore di Calabria Ora, già condannato in un altro procedimento a suo carico a quattro anni di reclusione per il reato di usura, è accusato di violenza privata. Secondo i pm infatti avrebbe costretto “mediante minaccia Alessandro Bozzo a sottoscrivere dapprima gli atti indirizzati alla società “Paese Sera Editoriale Srl” editrice della testata giornalistica “Calabria Ora”, nei quali dichiarava contrariamente al vero, di voler risolvere consensualmente il contratto di lavoro a tempo indeterminato, senza avere nulla a pretendere e rinunciando a qualsiasi azione o vertenza giudiziaria, e, successivamente, a sottoscrivere il contratto di assunzione a tempo determinato con la società “Gruppo Editoriale C&C srl”, editrice della medesima testata giornalistica”.
Un contratto che, come confermato ieri in aula nella prima udienza del processo dalla collega Antonella Garofalo, egli stesso definì un’estorsione. Firmata solo per garantire un minimo di sussistenza alla propria famiglia, con un salario quasi dimezzato. Uno scenario descritto allo stesso modo sia da Pietro Comito che da Francesco Graziadio, entrambi ex colleghi di Bozzo. I due hanno raccontato di continue richieste da parte di Citrigno di modificare gli articoli che avrebbero potuto ledere l’immagine dei suoi ‘amici’, soprattutto quelli che siedono in Regione. Richieste che Bozzo faticava ad assecondare occultando verità scomode da rivelare. Compromessi quotidiani che non accettava di buon grado, accompagnati da continue minacce di licenziamento. Il suicidio del cronista quarantenne cristallizza così la realtà del giornalismo calabrese fatto di sfruttamento e ricatti. Nonostante l’opposizione da parte dei legali di Citrigno, i giudici ieri hanno accettato la costituzione di parte civile del padre di Bozzo e dell’Ordine dei Giornalisti nonché l’acquisizione dei contratti di lavoro firmati da Bozzo e della sua agenda.